Fiuggi Film Festival: Emilio D’Alessandro racconta Stanley Kubrick

Stanley Kubrick avrebbe compiuto oggi, 26 luglio, ottantasette anni, anche se “probabilmente si sarebbe dimenticato di festeggiarlo”.

A pronunciare questa frase non è stata la moglie del celebre regista inglese, ma il suo amico, autista e factotum Emilio D’Alessandro intervenuto come una vera star al Fiuggi Film Festival, per assistere alla proiezione del documentario “S is for Stanely” di Alex Infascelli (leggi la recensione).

Emilio D'Alessandro con il regista Alex Infascelli.
Emilio D’Alessandro con il regista Alex Infascelli.

Fino allo scorso anno nessuno conosceva quest’uomo, ritiratosi a Cassino per trascorrere la vecchiaia. Infascelli, con la sua opera, ha portato alla luce una bellissima storia di lavoro e amicizia durata trent’anni. Dimenticate il regista schivo e persino burbero raccontato dai media: l’uomo Stanley fu cosa ben diversa, parola di autista e amico.

Emilio D’Alessandro è ancora oggi un uomo forte e tenace, eppure quando parla del suo rapporto con Kubrick si commuove. Ascoltare le sue parole non può non provocare nel pubblico un certo turbamento. “Stanley per me è stato un secondo padre. Con lui ho trascorso trent’anni della mia vita, con i miei genitori solo diciassette. Ogni volta che squilla il telefono penso ancora che possa essere Stanley”.

Il racconto di aneddoti ed episodi raccolti in tanto tempo passato al fianco del regista permette di scoprire una diversa e inedita prospettiva su Kubrick, uomo gentile, premuroso, amante degli animali – sapevate ad esempio che dopo l’episodio della “mucca pazza” diventò un vegetariano convinto?

Non deve sorprendere il legame che ha unito il geniale regista all’umile autista della Cociaria: i due sono stati per molti versi complementari. Kubrick chiedeva ed Emilio eseguiva, sempre in maniera veloce, precisa e puntuale. Kubrick trovò in Emilio un braccio destro operativo, una persona cui affidare, nel corso degli anni, incarichi sempre più delicati e personali, al punto da volerlo vicino nella realizzazione di tutti i suoi film.

Emilio D'Alessandro davanti al modellino dell'Overlook Hotel usato in "Shining".
Emilio D’Alessandro davanti al modellino dell’Overlook Hotel usato in “Shining”.

Non c’è neanche bisogno di sommergerlo di domande, Emilio D’Alessandro, perché lui, con candore, si racconta e racconta la sua vita con Kubrick, le decine di telefonate ricevute, i messaggi giornalieri, le richieste più insolite, un rapporto diventato giorno per giorno più forte e intimo.

Tante le chicche inedite emerse nel corso della chiacchierata al Fiuggi Film Festival. Il regista aveva intenzione di girare un film ambientato durante la Seconda guerra mondiale in Italia, a Cassino, tanto che Emilio aveva iniziato a fare i primi sopralluoghi; durante le riprese di “Eyes wide shut” un’infuriata Nicole Kidman si presentò nel camerino di Kubrick… e venne cacciata senza tante cerimonie da Emilio.

“Stanley non era come tanti giornalisti l’hanno descritto. Lui aveva i suoi giornalisti fidati, parlava solo con loro. Gli altri, per gelosia, hanno scritto cose non vere”. Si altera, D’Alessandro, quando qualcuno mette in dubbio la bontà d’animo del suo amico.

Sollecitato a scegliere l’immagine più bella di Stanley Kubrick che conserva nella sua memoria, l’anziano autista dopo qualche secondo di esitazione ha risposto: “Nel 1996 decisi di tornare a collaborare con lui. Quando entrai nel suo studio per comunicargli la mia decisione lui mi ascoltò in silenzio e poi mi disse soltanto “Ok, Emilio”, con un sorriso che non dimenticherò mai”.

credits, magazine, cinema

Dopo questa commovente e intensa incursione nella sfera professionale e privata di uno dei grandi del cinema del Novecento, la serata al Fiuggi Film Festival è andata avanti con la presentazione del nuovo magazine “Credits”, ideato e diretto da Angelo Astri.

Credits è un semestrale di cinema diverso dagli altri, non solo perché, nell’epoca del digitale, Astri e i suoi collaboratori hanno deciso di produrre una rivista cartacea, ma soprattutto perché i temi trattati sono inediti. La linea editoriale prevede infatti di raccontare tutti quei mestieri e quelle figure professionali legate al mondo del cinema che sono però poco note al grande pubblico – di qui, anche, il titolo.

Per gli amanti del cinema e non solo, “Credits” sarà l’occasione giusta per conoscere meglio una forma d’arte che, nonostante l’evolversi dei tempi, ha ancora molto da raccontare.





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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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