“Fuoricampo”: quando lo sport diventa strada per l’integrazione

Un documentario sportivo-sociale realizzato dal collettivo Melkana, che parla di giovani e presente

Un film di Melkana. Documentario, 71′. Italia 2017

Un gruppo di giovani rifugiati e richiedenti asilo vede nel calcio la possibilità di costruirsi una vita in Italia. C’è chi sogna di giocare nelle grandi squadre di Serie A, chi semplicemente cerca una professione per guadagnare un po’ di soldi. La Liberi Nantes Football Club riunisce in un’unica squadra queste promesse delle sport ma, sebbene partecipi regolarmente alle partite del campionato di terza categoria, non può competere per il titolo. Solo pochi dei migranti hanno infatti tutti i documenti in regola per soggiornare nel nostro paese.

 

È un’amara quanto curiosa coincidenza dover scrivere le mie riflessioni sul documentario sportivo/sociale “Fuoricampo” poco tempo dopo il caso di Mimmo Lucano, sindaco di Riace, agli arresti domiciliari con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

È triste dover scrivere una recensione su un film quando ti rendi conto che il tema dell’immigrazione si è trasformato nel nostro Paese in una grottesca riedizione della lotta tra guelfi e ghibellini, giocata sui social chiaramente, senza tenere in nessuna considerazione parole come “pietas”.

Un rifugiato o richiedente asilo medio si ritrova, da noi, a indossare da una parte i panni di novello Don Chisciotte per combattere contro la burocrazia italiana anziché con i mulini a vento, dall’altra quelli di uno spaesato Renzo Tramaglino, comprendendo poco e male la lingua.

“Fuoricampo”, scritto e diretto dal collettivo Melkana, mostra allo spettatore le contraddizioni del nostro sistema e i paradossi della burocrazia, utilizzando il calcio come strumento narrativo oltre che di comunicazione politica e sensibilizzazione sociale e culturale.

Lo spettatore vede e soprattutto ascolta le storie e le aspettative di tre giovani migranti (Attacco, Centrocampo, Difesa), aspiranti calciatori, che sognano di diventare stelle. In realtà sono costretti a scontrarsi con una realtà che li vede sospesi tra un passato tragico e doloroso e un futuro difficile da sondare.

La passione per il calcio, che accomuna i protagonisti e rappresenta il fil rouge del documentario, nelle intenzioni dei registi sarebbe anche dovuta servire ad avvicinare il pubblico alla storia. Purtroppo la scelta si dimostra poco convincente, penalizzata da una struttura narrativa a tratti ripetitiva e noiosa e da uno stile di racconto monocorde e poco ritmato.

Le criticità strutturali e creative non devono però far perdere di vista allo spettatore l’utilità, l’importanza e l’urgenza sociale e politico del progetto realizzato con grande passione dal collettivo Melkana.

“Fuoricampo”, infatti, è un netto e condivisibile appello affinché siano riconosciuti a migliaia di giovani migranti dei diritti legittimi. Che la burocrazia italiana smetta di essere l’Azzeccagarbugli della situazione, concedendo a chi lo merita l’opportunità di progettare un futuro migliore, anche grazie allo sport.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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