“Girls always happy”: un rapporto madre-figlia sullo sfondo di Pechino

Yang Mingming regista esordiente e protagonista di una storia che regala anche momenti ironici

Un film di Yang Mingming. Con Qinqin Li, Nai An, Xianmin Zhang, Yang Mingming. Titolo originale: Rou qing shi. Drammatico, 117’. Cina, 2018

Wu ha circa venticinque anni e vive con sua madre in una casa tradizionale a un piano in uno degli hutong di Pechino. Entrambi si considerano scrittrici, ma finora non hanno ottenuto alcun successo. Il fatto che Wu sia aiutata da un uomo anziano e divorziato permette alle due donne di superare i periodi di magra. Il loro rapporto è comunque sia caratterizzato da continui battibecchi; solo durante i pasti sembrano “deporre le armi”. La situazione si aggrava quando sia Wu che sua madre entrano in una sorta di depressione.

 

Esordio nel lungometraggio della regista cinese Yang Mingming, presentato in anteprima mondiale alla Berlinale nella sezione Panorama Special, “Girls always happy” è una finestra sul complicato rapporto madre-figlia, fatto di incomprensioni, rancori, sogni, rimorsi, recriminazioni e, alla fine, comunque, risate.

Il film è costellato di momenti ironici e ridicoli, che donano una certa comicità a una storia che, di fondo, comica non è.

Wu e sua madre vivono insieme in una piccola casa negli hutong, i quartieri tradizionali di Pechino, insoddisfatte di tante cose: gli uomini che le deludono, il lavoro che non arriva, il denaro che scarseggia, il passato che non ritorna, il futuro che non decolla.

Le due guardano alla vita con quello che sembra puro cinismo, ma chi ha familiarità con la realtà cinese riconoscerà il tipico materialismo di una società estremamente competitiva e che ha vissuto grandi cambiamenti in breve tempo.

Yang Mingming racconta di aver in parte attinto dalla propria esperienza per rappresentare il rapporto tra le protagoniste, ma allo stesso tempo crede che alcuni aspetti siano universali e che molte donne potranno rispecchiarsi in una delle due parti. Ha ragione, ma la vita del duo sullo schermo resta molto cinese agli occhi dello spettatore europeo, tra aggeggi snellisci-viso e pranzi a base di zampe di pollo.

Il cibo – tanto cibo – gioca un ruolo fondamentale: scandisce il ritmo dei giorni e degli eventi, e madre e figlia che mangiano insieme sedute al piccolo tavolo della loro piccola cucina sembrano dirci con noncuranza che la vita è così, e allora godiamoci almeno un buon pasto caldo.

La regista Yang interpreta una delle protagoniste di “Girls always happy”, Wu, una giovane a volte adulta e spesso infantile, sicura di sé ma capricciosa; mentre Nai An ci propone una madre che prova a far scontare i suoi rimpianti alla figlia, ma che allo stesso tempo continua a sognare come un’adolescente.

Inaspettate disquisizioni sulla bellezza e sullo scopo culturale della televisione arricchiscono in modo quasi casuale lo scorrere della storia, le strade e i monumenti di Pechino fanno il resto. Ottima opera prima.

 

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Valeria Lotti
Originaria della provincia di Roma, vive tra l'Europa e la Cina, coltivando la sua passione per lo studio di società e culture. Dottoranda a Berlino, ama scrivere di cinema, viaggi e letteratura. Si ritiene democratica e aperta alla critica, purché non sia rivolta ai libri di Harry Potter.

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