“Gli anni amari”: un ritratto onesto di Mario Mieli, che genera interesse

Nicola Di Benedetto straordinario nel biopic che racconta un personaggio spesso dimenticato

Un film di Andrea Adriatico. Con Nicola Di Benedetto, Sandra Ceccarelli, Antonio Catania,  Tobia De Angelis, Lorenzo Balducci. Biopic, 112′. Italia 2019

Primi anni ’70. A partire dal liceo milanese in cui Mario Mieli non nasconde la propria omosessualità dicendo di chiamarsi Maria, si affrontano le tappe della vita privata e pubblica di una personalità che sia nel campo della liberazione sessuale sia in quello artistico ha trovato il modo di esprimersi senza remore, provocando nella società del tempo dei necessari scontri ma anche dei confronti che hanno inciso sul futuro.

 

Nuovo film di Andrea Adriatico, sceneggiato insieme a Grazia Versani e Stefano Casi, e presentato come preapertura della XIV Festa del cinema di Roma, “Gli anni amari” ripercorre la vita di Mario Mieli, nato a Milano nel 1952 e morto suicida nel 1983, una delle figure di spicco del panorama culturale milanese degli anni ’70.

Performer, raffinato intellettuale, scrittore, provocatore, ma, soprattutto, fine pensatore e innovatore oggi spesso dimenticato, Mieli fu tra i fondatori del movimento di liberazione omosessuale italiano, in chiave marxista.

In “Per la critica della questione omosessuale”, straordinario saggio di filosofia politica, appena ventenne, saldava la liberazione omosessuale alla sovversione del sistema capitalistico. Successivamente, preconizzava la capacità del mercato di inglobare e mettere a profitto l’estetica gay nonché la sublimazione dell’omoerotismo tra gli esponenti delle sinistre (I radical chic e lo chic radicale, 1973).

E poi riconosceva il ruolo rivoluzionario che gli omosessuali avrebbero avuto nel processo di edificazione del “regno della libertà” – di hegeliana e marxiana memoria – (Dirompenza politica della questione omosessuale, 1974). Fondamentale, nel pensiero di Mieli, la sua tesi di laurea in Filosofia, “Elementi di critica omosessuale” (pubblicata da Einaudi nel 1977), in cui vengono ripresi alcuni degli spunti della teoria della sessualità di Freud, attraverso la lettura di Herbert Marcuse, che aveva voluto fondere marxismo e psicanalisi.

Figlio di genitori benestanti e penultimo di sette figli, tra cui Giulio (Lorenzo Balducci), visse la sua giovane vita in perenne contrasto con il padre Walter (Antonio Catania) e con la madre Liderica (Sandra Ceccarelli).

“Gli anni amari” ripercorre la vita breve ma intensa di Mieli passando in rassegna gli eventi cardine che hanno contribuito a forgiarne lo spirito ribelle e anticonvenzionale. Si spazia dall’adolescenza, dagli anni del liceo classico Giuseppe Parini dove fondò un circolo di poesia che divenne ben presto anche un luogo di incontro per omosessuali, alla sfrenata vita notturna nei locali gay milanesi quando l’omosessualità era ancora sinonimo di disturbo mentale.

E poi il periodo londinese, l’incontro con l’attivismo inglese del Gay Liberation Front, il ritorno in patria e l’adesione al Fuori!, prima associazione del movimento di liberazione omosessuale italiano, fino alla fondazione dei Collettivi Omosessuali Milanesi.

Il ritratto che disegna Adriatico – tra popolarità mediatica e turbe mentali – è quello di un ragazzo che aspirava alla sua libertà e a quella di tutti gli uomini, scontrandosi però con un mondo non ancora pronto ad abbracciare la bellezza della diversità.

Accanto a Mario – straordinaria l’interpretazione di Nicola Di Benedetto – gravitano gli amici e i compagni che hanno segnato un’epoca: l’architetto e artista Corrado Levi, il pittore Piero Fassoni, il cantante Ivan Cattaneo. E poi Angelo Pezzana, fondatore del primo movimento omosessuale italiano, la scrittrice Fernanda Pivano, il poeta Milo De Angelis, Francesco Siniscalchi, massone che denunciò Licio Gelli e la P2.

“Gli anni amari è l’attraversamento di un’epoca, di quei vitali, difficili, creativi, dolorosi e rimossi anni Settanta – ha dichiarato il regista Andrea Adriatico. – È anche la rievocazione di un necessario movimento per i diritti, come quello omosessuale, che doveva inventare forme nuove per farsi riconoscere. Ed è soprattutto il ritratto di un ragazzo la cui genialità, la cui libertà interiore e la cui gioia di vivere erano troppo intense per il mondo che lo circondava. Gli anni amari è tutto questo, o almeno cerca di esserlo”.

 

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