“Gli uomini d’oro”: un noir ben costruito, e a suo modo sorprendente

L'opera seconda di Vincenzo Alfieri porta a riflettere sul concetto di virilità al tempo della crisi

Un film di Vincenzo Alfieri. Con Fabio De Luigi, Edoardo Leo, Giampaolo Morelli, Giuseppe Ragone, Gianmarco Tognazzi. Noir, 110′. Italia 2019

Torino, 1996. Luigi il Playboy è un impiegato delle Poste deputato a guidare il furgone portavalori. Gli mancano tre mesi alla pensione, e già si vede gestire un chiringuito in Costa Rica insieme al collega e amico Luciano. Ma il ministro Dini sposta dieci anni più avanti l’età pensionabile, e Luigi prende il destino nelle sue mani: rapinerà l’ufficio postale, impossessandosi dei valori che trasporta per mestiere. Alvise il Cacciatore accompagna il furgone ma deve svolgere altrui due lavori per mantenere moglie e figlia secondo un decoro borghese che non può permettersi. È lui ad avere l’idea geniale per mettere a segno il colpo grosso, e vuole una fetta della torta. Nicola il Lupo è un ex pugile che gestisce insieme ad Alvise un locale country western: anche lui entrerà a far parete dello schema criminale che dovrebbe cambiare loro la vita, con esiti tutti da scoprire.

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Ispirato ad un caso di cronaca degli anni Novanta, “Gli uomini d’oro”, opera seconda di Vincenzo Alfieri dopo il brillante esordio con “I Peggiori”, è un film difficilmente incasellabile in un genere soltanto, che spazia dal crime al noir continui cambi di tono, dal comico al drammatico.

Il crimine non è per tutti, eppure tutti possono diventare criminali: è da questo assunto che parte il regista per costruire il suo film, presentandoci uomini qualunque, fragili, vittime della loro epoca e dei piccoli sogni che non riescono a realizzare, sogni che facilmente potremo equiparare ai nostri. Per questo l’empatia con i personaggi scatta immediata.

La regia è dinamica e ben concepita; la colonna sonora composta da hit degli anni ’90 azzeccata. Il ritmo è buono, anche se più sostenuto nella prima parte del film. A sorprendere maggiormente è la scelta degli attori e soprattutto il loro utilizzo in ruoli non canonici – prendiamo Fabio De Luigi, personaggio tutto d’un pezzo, dedito alla sua famiglia.

Con una struttura narrativa molto intricata, in cui si avvicendano i punti di vista dei tre protagonisti, e un montaggio minuzioso e curato “Gli uomini d’oro” riesce a intrattenere e mantenere una forte tensione emotiva nello spettatore. Una piacevole sorpresa.

 

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