“Guest of honour”: un puzzle affettivo caotico, dove il pubblico si perde

Il nuovo film di Atom Egoyan, nonostante un buon David Thewlis, è un'opera ibrida poco riuscita

Un film di Atom Egoyan. Un film con David Thewlis, Luke Wilson, Rossif Sutherland,  Tamara Podemski, Sima Fisher. Drammatico, 105′. Canada 2019

Nella vita di Jim, scrupoloso ispettore sanitario, soltanto una cosa contava più della sua reputazione, sua figlia. Compositrice e insegnante, Veronica è finita in carcere dopo essere stata ingiustamente accusata di molestie su minori. La morte improvvisa di suo padre e la sua volontà di avere un funerale religioso, conducono Veronica alla chiesa di Padre Greg, che ne raccoglie la confessione. Una confessione che scava un solco profondo tra Jim e Veronica.

 

La recitazione di David Thewlis poteva essere l’unica cosa buona di “Guest of honour”, il nuovo film di Atom Egoyan presentato a Venezia, e invece nemmeno quella riesce a sollevare quest’opera ibrida dall’abisso in cui sembra discendere inesorabilmente, quando tenta la trasformazione da thriller a dramma.

Guardando la pellicola si ha presto la sensazione di avere davanti un puzzle di cui, anche se non si hanno a disposizione tutti i pezzi, già si è capaci di intravedere la figura finale. E la pecca, ahimè, è proprio qui: la trama si svela troppo velocemente, in un modo poco consono a un buon thriller.

“Guest of honour” finisce per essere un racconto frammentario dove le vicende dei due protagonisti, padre e figlia, uniti da un rapporto pieno di non detti, implodono sul finale. E qui nemmeno lo stile coincide con quello visto in precedenza.

Incapace di trovare la giusta direzione – ma l’avrà cercata davvero? -, Egoyan sviluppa una trama mai veramente coinvolgente, puntando su uno stile narrativo misto che crea nello spettatore un senso di smarrimento, che si compie nella scena finale.

 

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Concetta Piro
Nata a Napoli, a otto anni si trasferisce in provincia di Gorizia dove si diletta di teatro. Torna nella sua amata città agli inizi del nuovo millennio e qui si diploma in informatica e comincia a scrivere - pensieri, racconti, per poi arrivare al primo romanzo, "Anime". Nel frattempo ha cambiato di nuovo città e scenario, trasferendosi nelle Marche. Oggi conduce per RadioSelfie.it "Lo chiamavano cinema", un approfondimento settimanale sulla settima arte, e scrive articoli sullo stesso tema.

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