“Hell Fest”: quando il parco di divertimento è… mortale e horror

Un film che segue le regole del genere senza strafare, regalando però poche sorprese degne di nota

Un film di Gregory Plotkin. Con Amy Forsyth, Reign Edwards, Bex Taylor-Klaus, Cristian James Abvincula, Matt Mercurio. Horror, 89′. USA 2018

È Halloween e per l’occasione arriva in città l’Hell Fest, un festival itinerante a tema horror, con labirinti, giostre e attori mascherati che spaventano i visitatori. Natalie, Brooke e i loro amici partecipano alla serata per assaporare la paura e vivere l’adrenalina con altre migliaia di persone. Ma per una mente deviata l’Hell Fest non è solo un’attrazione: è l’opportunità di uccidere davanti agli occhi inebetiti dei visitatori, troppo presi dal macabro divertimento per capire che qualcosa di orribile sta succedendo davvero…

 

Qual è il migliore antidoto per combattere l’apatia giovanile, e spingere gli under30 a chiudere lo schermo del pc per qualche ora e andare al cinema? Secondo gli addetti ai lavori del mondo del cinema, spaventarsi a morte, magari avendo a che fare con un serial killer o con lo psicopatico di turno.

È quello che raccontano i tantissimi film di genere horror prodotti negli ultimi anni con il chiaro intento di attirare il pubblico giovane. Peccato che questo profluvio di produzioni abbia prodotto una triste involuzione nel genere, che ha perso le sue caratteristiche peculiari per diventare una sorta di ibrido che fa storcere la bocca ai puristi.

Ci sono state anche delle piacevoli eccezioni, come “Get out” di Jordan Peele, vincitore del Premio Oscar per la migliore sceneggiatura, ma in generale sono davvero poche le pellicole recenti degne di fregiarsi del titolo di horror.

Ho ritenuto necessaria questa premessa – lunga e forse noiosa – per spiegare che, nonostante il mio giudizio su “Hell Fest” di Gregory Plotkin sia complessivamente negativo non si può non evidenziare almeno la volontà da parte degli sceneggiatori e dei produttori di realizzare un horror semplice e classico.

Il film non ha infatti la pretesa di riscrivere le regole del genere, e la sceneggiatura si fonda esclusivamente su vecchi e consolidati principi. Fin dalla prima scena lo spettatore si rende conto di quanto “Hell Fest” profumi di antico, assistendo all’uccisione brutale di una ragazza da parte di un uomo misterioso armato di coltello.

Gli sceneggiatori si concedono una sola – ma vincente – innovazione narrativa: quella di ambientare tutta la storia dentro un Festival dell’orrore, dove i partecipanti non solo non temono squartamenti, mostri e pazzi sanguinari ma pagano addirittura un costoso biglietto per entrare. Un’idea provocatoria quanto efficace che mette in luce le contraddizioni della nostra società e il bisogno dei giovani di vivere sempre sul filo del rasoio.

Comunque “Hell Fest” risulta piuttosto scontato e prevedibile nello sviluppo, lineare e monocorde a livello recitativo, piuttosto povero sul piano registico e creativo. Il film non stupisce, non offre momenti indimenticabili ma quanto meno sa farsi guardare fino alla fine, curiosi di scoprire l’identità dell’assassino.

Paradossalmente, è il finale il momento di maggiore livello, che riesce a spiazzare davvero oltre ad offrire lo spunto per un possibile sequel.

 

Il biglietto da acquistare per “Hell Fest” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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