“Hellboy”: il ritorno del detective demoniaco delude le aspettative

Neil Marshall dirige un reboot della duologia di Guillermo del Toro, dove i difetti superano i pregi

Un film di Neil Marshall. Con Milla Jovovich, Ian McShane, David Harbour, Sasha Lane,  Penelope Mitchell. Azione. USA 2019

Giunto sulla Terra ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, quando i nazisti prossimi alla sconfitta si sono rivolti al mago Rasputin per evocare forze infernali, Hellboy è destinato a portare la fine del mondo. Non la pensa però così il suo padre adottivo, il Professor Broom, che l’ha educato per fare di lui il principale agente del BPRD, l’organizzazione di ricerca e difesa contro le minacce soprannaturali. Eppure i presagi si accumulano e la potentissima strega Nimue, tradita da Re Artù secoli fa e ora assetata di vendetta, è prossima a tornare e per fare di Hellboy il proprio Re e regnare su un mondo invaso dai demoni.

 

Diretto dal regista Neil Marshall e basato sul fumetto omonimo creato negli anni ’90 da Mike Mignola, “Hellboy” segna il ritorno di un personaggio affascinante e unico, con un grande retroscena, già protagonista al cinema di due lungometraggi diretti da Guillermo del Toro, nel 2004 e nel 2008.

Giunto sulla Terra ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, adottato dal Professor Broom che ha fatto di lui il principale agente del BPRD, Hellboy è un investigatore paranormale-demoniaco che combatte insieme agli umani contro le minacce soprannaturali, ma anche con i suoi conflitti interiori e la sua natura.

Messa da parte la conclusione della trilogia prevista da del Toro, i produttori e lo sceneggiatore Andrew Cosby hanno deciso per un reboot della storia, che segna al contempo un netto passo in avanti. Il nuovo Hellboy liquida infatti le origini del protagonista in breve tempo, dà molto per scontato e si concentra sul “presente”.

Se la scelta è coraggiosa, il risultato finale non è esattamente riuscito. La pellicola è disordinata, una sorta di compendio delle vicende di Hellboy con tanti personaggi e storyline introdotte e poi velocemente dimenticate. I flashback non bastano a colmare le evidenti lacune narrative né a lenire la sensazione di trovarsi davanti a una storia poco coerente.

“Hellboy” risulta poi molto cruento e splatter – con teste, arti e budella gettati in giro selvaggiamente – ma questo spargimento di sangue non aggiunge nulla all’opera. Anzi, questo utilizzo quasi eccessivo del sangue digitale finisce per risultare noioso, e va a discapito dei mostri, che dovrebbero essere i veri comprimari.

Gli attori ce la mettono tutta per rendere il film divertente, ma i dialoghi goffi e l’umorismo forzato non gli aiutano. Se amate il genere splatter/fantasy/azione “Hellboy” potrebbe anche conquistarvi, per qualche minuto. Nel complesso, però, i suoi difetti superano i punti di forza.

 

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Federica Rizzo
Campana doc, si laurea in scienze delle comunicazioni all'Università degli studi di Salerno. Internauta curiosa e disperata, appassionata di cinema e serie tv, pallavolista in pensione, si augura sempre di fare con passione ciò che ama e di amare fortemente ciò che fa.

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