“La vita che verrà – Herself”: un film commovente e attualissimo

Phyllida Lloyd, nel suo terzo lavoro, mette al centro una giovane madre in cerca di riscatto

Un film di Phyllida Lloyd. Con Conleth Hill, Harriet Walter, Clare Dunne, Cathy Belton, Sean Duggan,
Charlene Gleeson. Titolo originale: Herself. Drammatico. Francia 2020

Dopo tanto tempo, Sandra trova finalmente il coraggio di fuggire con le sue due figlie da un marito violento. In lotta contro una società che sembra non poterla proteggere e con l’obiettivo di creare un ambiente accogliente per le bambine, decide di costruire da sola una casa tutta per loro. Non tutto andrà bene ma durante l’impresa troverà la forza di ricostruire la sua vita e riscoprirà se stessa, anche grazie all’appoggio di un gruppo di persone disposte ad aiutarla e a darle sostegno.

 

Una donna gioca in casa con le figlie. Poi torna il marito, e l’atmosfera giocosa cambia – e allora lo spettatore nota anche il segno sotto l’occhio della donna, Sandra, che magari nei primi fotogrammi era passato inosservato.

Il marito diventa violento, dopo aver trovato dei soldi che Sandra sta mettendo via per poterlo lasciare. Capendo di essere in pericolo lei manda la figlia maggiore, otto anni, a chiedere aiuto. Dentro una scatoletta a forma di casa – scelta non casuale – Sandra ha scritto un messaggio: “Chiamate il 999. La mia vita è in pericolo”. Ed è questo che la salva.

Si apre così “La vita che verrà” (Herself) di Phyllida Lloyd. Dopo aver diretto due film di grande successo – “Mamma Mia!” nel 2008 e “The iron lady” nel 2011 -, la Lloyd ha lasciato perdere il cinema per quasi dieci anni, tornando a lavorare in teatro. La sua terza opera è, volutamente, low budget.

Protagonista della pellicola, presentata a inizio 2020 al Sundace e adesso al London Film Festival, l’attrice irlandese Clare Dunne, poco nota al pubblico cinematografico ma molto apprezzata da quello teatrale, che è anche co-sceneggiatrice. Accanto a lei, volti noti (Conleth Hill, Harriet Walter) e meno noti (le giovani Ruby Rose O’Hara e Molly McCann, che interpretano Emma e Molly, sono molto credibili e affatto stereotipate).

Dopo aver lasciato il marito, Sandra e le figlie vengono accolte temporaneamente in un albergo in zona aeroporto, ma non hanno cucina e devono entrare dal retro per non infastidire gli altri ospiti della struttura. Per ottenere una nuova casa, la lista di attesa è di almeno due anni. Ecco allora che Sandra decide di fare da sola, seguendo i consigli di un video online. In questa impresa andrà incontro a imprevisti e difficoltà, ma troverà anche persone pronte ad aiutarla…

“La vita che verrà” è un film che commuove fino alle lacrime – se pensate che io sono diventata mamma per la seconda volta da meno di due mesi potrete avere un’idea di quante ne abbia versate – ma non perché sia particolarmente cupo o crudo (la Lloyd preferisce accennare alle violenze subite dalla protagonista piuttosto che descriverle apertamente), al di là dell’incipit d’impatto in questo senso.

No, a toccare le corde più profonde dell’animo dello spettatore sono gli atti di gentilezza compiuti nei confronti della protagonista Sandra e delle figlie dalle persone intorno a loro, spesso dei perfetti sconosciuti. La nostra società è tremendamente imperfetta, egoista e individualista eppure, qualche volta, c’è chi aiuta il prossimo in modo disinteressato, anche se ha già i suoi bei problemi.

Per scrivere la sceneggiatura, la Lloyd e la Dunne hanno frequentato centri di accoglienza per donne maltrattate, ispirandosi alle parole e alle storie delle persone che hanno incontrato. La loro Sandra non è una vittima, ma piuttosto una donna coraggiosa e forte. Il finale, happy a suo modo, ci ricorda che prendere in mano la propria vita e liberarsi da una morsa distruttiva e da un partner violento è possibile.

Nonostante tutto, quindi, “La vita che verrà” è un film stranamente positivo, con una bella colonna sonora, che riesce nell’impresa non semplice di mettere le donne al centro della scena senza cadere nel banale o nel cliché. E che tocca una serie di argomenti quanto mai attuali: le difficoltà economiche, la scarsità di abitazioni disponibili per chi ha bisogno, gli abusi domestici (tristemente saliti di numero in tempo di lockdown). Valeva la pena aspettare quasi dieci anni, per rivedere al cinema Phyllida Lloyd!

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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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