Un film per la tv di Lucio Pellegrini. Con Kasia Smutniak, Adriano Giannini, Filippo Nigro, Domenico Diele
![Kasia Smutniak nella serie Limbo](../wp-content/uploads/2020/11/Kasia-Smutniak-Limbo-scaled.jpg)
Il film per la tv di Lucio Pellegrini, “Limbo”, porta sul piccolo schermo le forze militari italiane impegnate nelle missioni di pace in Afghanistan.
A differenza di altri progetti di questo filone, qui la protagonista è una donna, il sotto-ufficiale Manuela Paris, interpretata da Kasia Smutniak (che ha vinto il premio come miglior attrice al Roma Fiction Fest per questo ruolo), vittima di un attentato terroristico mentre è in missione e dopo di un disturbo post-traumatico.
“Limbo” è tratto dall’omonimo romanzo di Melania Mazzucco. Non avendo letto il libro in questione è difficile per me esprimere un giudizio critico e artistico sulla qualità della trasposizione televisiva, ma ascoltando i brusii dei giornalisti in sala stampa ho avuto la percezione di un lavoro non completamente riuscito.
L’intreccio narrativo si compone di due piani temporali differenti: nel presente lo spettatore segue la difficile convalescenza in una cittadina in provincia di Roma di Manuela, colpita da stress post-traumatico e amnesia. Manuela è una donna fatta per l’azione, invece adesso è costretta a restare a casa e a combattere con i dolorosi ricordi dell’attentato di cui è stata vittima e che lentamente riaffiorano nella sua mente.
Il secondo livello temporale, il passato, è impostato su una serie flash back della vita di Manuela prima dell’attentato, quando era impiegata come soldato di pace in Afghanistan e doveva relazionarsi con un plotone composto da soli uomini.
In questo schema complesso si inserisce anche un elemento melodrammatico, rappresentato dall’incontro tra la protagonista e Mattia (Adriano Giannini), un uomo misterioso anche lui confinato in un albergo della cittadina e restio a parlare del suo passato. Un incontro tra due anime sospese e afflitte dai demoni del passato che trovano l’una tra le braccia dell’altra consolazione e soprattutto una spinta per riprendere in mano la propria vita.
Perché Limbo non convince fino in fondo? Paradossalmente, per la ricchezza dei suoi contenuti. La scelta di ridurlo “solo” a un film televisivo ha imposto agli sceneggiatori di compiere dei tagli alla trama originale, rendendo la sceneggiatura caotica e poco coerente con la storia, lasciando la sensazione in chi guarda che ci siano davvero troppe questioni non affrontante, o affrontate solo parzialmente. La personalità e le sfumature caratteriali e psicologiche dei personaggi, ad esempio, sono appena accennate.
La parte militaresca è più riuscita di quella civile, perché risulta più credibile e intensa sul piano emotivo e anche per ciò che riguarda il ritmo narrativo.
Kasia Smutniak nel complesso non sfigura nel difficile ruolo, dando al suo personaggio un giusto equilibrio interpretativo senza mai apparire inverosimile o eccessiva. Probabilmente, provenendo da una famiglia di militari, ha potuto sfruttare al meglio il suo background per mettere in scena con incisività la concretezza e la mentalità di un soldato. Magari un soldato più polacco che italiano, ma comunque un soldato abbastanza riuscito.
L’attrice appare invece molto meno convincente quando è in scena con Adriano Giannini. Tra i due mancano feeling, passione, alchimia artistica. La coppia non riesce proprio a trasmettere l’idea di un amore nato da una comune sofferenza. La parte romantica, che secondo l’idea degli autori dovrebbe essere la miccia che scuote entrambi i personaggi dal torpore, è sicuramente la più deludente.
Il finale, pensato come un invito alla speranza e al ritorno alla vita, nonostante la luminosa presenza della Smutniak risulta debole. Un bel sorriso non basta, se non è sorretto da personalità e carisma.
Il giudizio per Versailles: 1)Bocciato; 2)Rimandato a settembre; 3)Promosso con riserva; 4)Promosso; 5)Promosso con lode.