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di Sara Cancellara

 

Storie pazzescheUn film di Damián Szifron. Con Ricardo Darín, Oscar Martínez, Leonardo Sbaraglia, Erica Rivas, Rita Cortese. Commedia, 122′. 2014

 

La locandina di questo film dice già molto, perché guardandola non si può non cominciare ad arricciare il naso e a chiedersi chi mai saranno questi personaggi dall’aria imbronciata e alquanto vendicativa. E poi, quell’aereo che cade sulla lettera “o” tra la “t” e la “r” della parola storieche cosa vorrà mai significare? Per non parlare dell’aggettivo che accompagna il nome, pazzesche. Come si fa a non essere incuriositi?

Se avete voglia di assistere a uno spettacolo che va al di là di ogni limite umano questo è il film giusto per voi. I sei cortometraggi in cui è diviso vi terranno col fiato sospeso, vi faranno ridere e vi stupiranno. Il prologo è un buon inizio, che vi proietterà nella dimensione paradossale del film.

Pasternak è il pilota bizzarro che schianterà l’aereo – a bordo del quale si trovano la sua ex fidanzata, un critico che lo umiliò a una gara musicale e altri personaggi a lui legati – sulla casa di riposo dove si trovano i suoi genitori.

Il sipario si apre dunque con uno dei temi conduttori delle diverse storie, la vendetta. Dalle vicende di una cameriera che in un ristorante, dopo aver riconosciuto l’usuraio che mandò in rovina la sua famiglia, decide di mettere del veleno per topi nella pietanza da lui ordinata, si passa a quelle del signor Bombetta, che ingiustamente multato per aver lasciato la sua auto in divieto di sosta, preparerà degli esplosivi che farà poi scoppiare nel deposito dove si trova l’ufficio reclami.

La perdita del controllo raggiunge altissimi livelli nell’episodio che mostra due uomini che guidano le rispettive auto lungo una strada abbandonata e solitaria. Dopo un sorpasso vietato tra i due inizia un accanito alterco verbale che, in un crescendo di toni, si tinge di aggressività e di umorismo nero.

Ecco allora che la black comedy è servita con tutti i suoi ingredienti, dal cinismo all’ironia, dalla violenza allo splatter tarantiniano, palese nella scena del matrimonio dove l’abito della sposa si tingerà di sangue in seguito a una lite furibonda con il futuro marito.

Dietro a questa esasperazione delle vicende umane c’è un esplicito richiamo agli stereotipi della realtà in cui spesso siamo intrappolati – la burocrazia che non funziona bene e di cui spesso siamo vittime, le ingiustizie sociali, la tendenza ad apparire piuttosto che a essere.

Ovviamente questo è un film, e nei film quasi tutto è permesso. In “Storie pazzesche” tutti i personaggi diventano, a un tratto, irascibili, e compiono azioni insane dettate dall’isteria; nella vita di tutti i giorni, invece, di vicende così estreme non se ne vedono molte.

A tutti sarà capitato almeno una volta di vivere una delusione amorosa, ma penso che nessuno si sia messo alla guida di un aereo come Pasternak, con l’intento di far precipitare le sue relazionali fallite. Tutti avrete trovato una multa sul cruscotto, magari ingiusta, ma non per questo avrete architettato aggressioni dimostrative come fa invece il signor Bombetta.

Questi personaggi folli vi resteranno impressi, non solo per le loro azioni estreme, ma perché sotto il profilo psicologico risultano ben delineati. E anche il film, per la sua unicità, non riuscirete a togliervelo per un bel po’ dalla testa. Anzi, molto probabilmente, prendendo spunto da fatti reali che vi sono capitati e aggiungendo una buona dose di humor e noir sarete anche voi capaci di inventare, almeno mentalmente, altri cortometraggi dello stesso genere.

Ma le storie pazzesche create da Damián Szifron resteranno indelebili nella storia del cinema.


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