“Hotel Artemis”: violenza, regole e ironia nell’esordio di Drew Pearce

Un film riuscito solamente a tratti, che diverte grazie alle brillanti interpretazioni e alla regia

Un film di Drew Pearce. Con Jodie Foster, Sterling K. Brown, Sofia Boutella, Jeff Goldblum,  Brian Tyree Henry. Azione, 94′. Gran Bretagna 2018

2028. Sherman e Lev rapinano una banca durante il giorno dell’annunciata rivolta di Los Angeles, scoppiata in seguito alla privatizzazione dell’acqua. Dopo una sparatoria con la polizia Lev rimane gravemente ferito e per salvargli la vita non resta che Hotel Artemis, la clinica segreta riservata a una ristretta cerchia di fuorilegge. Ben presto la collisione tra la tensione interna all’Artemis e quella sulle strade di Los Angeles porterà a una escalation di violenza.

 

Opera prima come regista di Drew Pearce dalla genesi quanto meno travagliata, “Hotel Artemis” offre una visione tragica e violenta del futuro prossimo, attingendo da numerose fonti – dai film come “La notte del giudizio” (The purge) alla filmografia di John Carpenter e Walter Hill. Purtroppo il gap tra amibizioni e resa è evidente.

Siamo nell’anno 2028 e Los Angeles è una città in rovina, attraversata da violenti disordini per via della carenza d’acqua e della disuguaglianza sociale ed economica. L’Hotel Artemis del titolo è un ospedale segreto che offre assistenza, a pagamento, soltanto ai criminali.

La sceneggiatura è ingegnosa, fa un buon lavoro nel definire in modo rapido le premesse e i personaggi, specialmente le connessioni inaspettate che li legano uno agli altri. Le tessere di questo domino narrativo, però, finiscono per cadere in uno schema talmente familiare da risultare poco sorprendente. Fino ad arrivare agli ultimi 20 minuti, dove il ritmo si fa sincopato.

“Hotel Artemis”, limiti di sceneggiatura e di budget a parte, riesce sicuramente a intrattenere e divertire lo spettatore. Merito delle brillanti performance dei suoi protagonisti – da Judie Foster a Jeff Goldblum – e della regia di Pearce, che ridimensiona le scene più apocalittiche grazie a momenti davvero ironici. Nel complesso, un esordio apprezzabile seppure non strabiliante.

 

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Federica Rizzo
Campana doc, si laurea in scienze delle comunicazioni all'Università degli studi di Salerno. Internauta curiosa e disperata, appassionata di cinema e serie tv, pallavolista in pensione, si augura sempre di fare con passione ciò che ama e di amare fortemente ciò che fa.

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