“House of Gucci”: recensione del libro di Sara Gay Forden edito da Garzanti

Un racconto cronachistico e meticoloso. Una ricostruzione storica attentissima e dettagliata

Mamma mia, che fatica! Dopo aver finito di leggere House of Gucci” di Sara Gay Forden, che ha ispirato il film omonimo di Ridley Scott con Lady Gaga e Adam Driver (che arriverà al cinema in Italia il 16 dicembre), questo è stato il mio primo pensiero. Se non fossi una lettrice allergica agli abbandoni, non sono certa che avrei portato a termine questo libro, uscito nel 2000 e ripubblicato di recente da Garzanti…

Il 27 marzo 1995 Maurizio Gucci, erede della favolosa dinastia dell’alta moda, mentre sta per raggiungere il suo ufficio di Milano viene assassinato a colpi di pistola da uno sconosciuto. Nel 1998, l’ex moglie Patrizia Reggiani Martinelli – soprannominata la «Vedova nera» dalla stampa – viene condannata a 26 anni di prigione come mandante dell’omicidio.

Perché Patrizia Reggiani lo avrebbe fatto? Perché le spese del suo ex marito erano fuori controllo? O perché il suo affascinante ex consorte stava per sposare l’amante, Paola Franchi? Oppure esiste ancora la possibilità che Patrizia Reggiani sia innocente?

Quella dei Gucci è una storia di sfarzo, glamour, intrighi; è la storia dell’ascesa, del quasi fallimento e della rinascita di una dinastia nel mondo della moda.

House of Gucci” è un libro che mostra chiaramente l’attenzione dell’autrice ai dettagli, il lavoro di ricerca certosino che deve aver fatto per scriverlo. Però non è un romanzo, non ha il passo del romanzo né lo stile del romanzo, e se volete leggerlo forse è meglio che lo sappiate prima di iniziare. Questa è una cronaca familiare e storica, precisa, attentissima ma anche estremamente pesante e a tratti noiosa.

Il primo capitolo, “Una morte”, potrebbe fuorviare in questo senso, perché oggettivamente è uno dei più accattivanti e meno storiografici/cronachistici – così come quelli dal 16 al 18. Ma poi basta passare al secondo, “La dinastia Gucci”, per capire cosa ci troveremo davanti. In realtà, io ho sperato per diverse pagine che quello fosse solo un excursus sulla storia di famiglia, sul passato, per contestualizzare, e che poi si sarebbe tornati al “presente”, all’omicidio, alle indagini e via dicendo. Invece – purtroppo – no.

L’autrice inizia dalla morte di Maurizio Gucci ma poi torna indietro nel tempo, alle origini della maison e al suo ideatore, Guccio Gucci. E procede in ordine cronologico, con fare estremamente meticoloso e senza risparmiarci niente, per riprendere poi solo più avanti il filo dell’uccisione, del processo e di quello che è successo “dopo”. La “postfazione” sposta ancora avanti il punto finale del libro, pubblicato la prima volta a inizio anni 2000, includendo vicende più recenti.

Adam Driver (Maurizio Gucci) e Lady Gaga (Patrizia Reggiani) in una scena del film “House of Gucci”. 2021

La scrittura è molto cronachistica e poco partecipata, purtroppo. Il lettore viene informato di ogni minimo dettaglio riguardante acquisizioni, contratti, liti familiari inerenti la società – e creazioni di nuovi rami, e ideazioni di nuovi prodotti, e assunzioni di nuovi collaboratori/dipendenti – ma i personaggi sono lasciati davvero poco liberi di agire. Tutto è raccontato, mediato dal narratore. Come dicevo prima, una cronaca e non un romanzo.

C’è poi il fatto che Sara Gay Forden ha voluto fornire al lettore una mole davvero enorme di informazioni, non solo sui personaggi chiamiamoli principali ma anche su illustri sconosciuti che magari compaiono poco. Va bene la precisione storica, ma avevamo davvero bisogno di conoscere gli inizi e gli studi di qualche banchiere svizzero o avvocato inglese o gestore di fondi di investimento? Cosa resta al lettore medio – quello che non si occupa di moda o di finanza per vivere, e quindi ha già una conoscenza pregressa, ma ha scelto di leggere questo libro per mera curiosità – di tutto ciò, alla fine? 

House of Gucci” ricostruisce nel dettaglio la storia di una delle grandi dinastie della moda italiana e della sua azienda. Un libro che sicuramente piacerà agli appassionati del settore, meno ai lettori “normali”. Per loro – e per me! -, per una volta, potrebbe rivelarsi più accessibile e digeribile il film. 

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