I FANTASTICI 4 | Omaggio a Jean-Luc Godard, maestro della Nouvelle Vague

Ogni settimana una selezione di pellicole a tema, tra film cult, volti noti e nomi da scoprire

Il 13 settembre, all’età di 91 anni – ne avrebbe compiuti 92 il 3 dicembre – è morto Jean-Luc Godard. Regista, sceneggiatore, montatore e critico cinematografico francese tra i più influenti della seconda metà del Novecento, è stato anche fra i principali esponenti della Nouvelle Vague.

La sua prolifica carriera, contraddistinta da grandi innovazioni linguistiche apportate al mezzo cinematografico, era iniziata negli anni ’50 – il primo lungometraggio, “Fino all’ultimo respiro”, è datato 1960. Premiato con il Leone d’oro nel 1984 e con l’Oscar alla carriera nel 2011, Godard è stato fonte di ispirazione per molti registi statunitensi, non ultimo Quentin Tarantino.

Al ricordo di questo grande del cinema, attraverso quattro dei suoi film assolutamente da vedere almeno una volta nella vita, è dedicato  l’appuntamento di oggi con la rubrica “I Fantastici 4”, dedicata al consiglio di pellicole a tema. 

 

FINO ALL’ULTIMO RESPIRO

di Jean-Luc Godard. Con Jean-Paul Belmondo, Jean Seberg, Daniel Boulanger, Jean-Pierre Melville, Henri-Jacques Huet. Drammatico, 89′. Francia 1960

Michel Poiccard ruba un’automobile a Marsiglia e poi uccide un poliziotto che lo stava inseguendo. Arriva a Parigi e rivede Patricia, una studentessa americana di cui è innamorato e con cui vorrebbe condividere la sua vita spericolata. Intanto le forze dell’ordine gli danno la caccia e lui capisce che gli stanno alle costole dopo che la sua foto compare su “France Soir”. Cerca così di fuggire, convincendo la ragazza a partire con lui. Ma lei decide di non farlo, e lo denuncia. Il manifesto della Nouvelle Vague, premiato con l’Orso d’argento per la miglior regia alla Berlinale 1960. Jean-Paul Belmondo, cappello in testa, sigaretta e occhiali da sole, e Jean Seberg, maglietta bianca con la scritta “New York Herald Tribune” e copie del giornale in mano, sono anche loro passati alla storia. 

 

IL DISPREZZO

di Jean-Luc Godard. Con Brigitte Bardot, Michel Piccoli, Jack Palance, Fritz Lang, Giorgia Moll, Raoul Coutard, Jean-Luc Godard. Drammatico, 103′. Francia 1963

Lo scrittore Paul Javal vive a Roma con la moglie Camille. Gli viene chiesto dal produttore americano Jerry Prokosch di riscrivere la sceneggiatura di un film ispirato all’Odissea la cui regia è stata affidata a Fritz Lang che Prokosch ritiene troppo intellettuale. Il produttore è attratto da Camille e Paul lascia che i due, nonostante la contrarietà di lei, possano rimanere da soli. Da questa situazione prende forma il disprezzo che Camille inizierà a provare per il marito. Il soggetto nasce da un libro di Alberto Moravia. 

 

BANDE À PART

di Jean-Luc Godard. Con Anna Karina, Claude Brasseur, Sami Frey, Louisa Colpeyn, Chantal Darget, Ernest Menzer, Danièle Girard. Commedia, 95’. Francia 1964

Arthur e Franz, seguendo una segnalazione della loro amica Odile, stanno preparando un colpo in una casa nella periferia parigina. La vittima dovrebbe essere un pensionante della zia della ragazza, che tiene nascosta in soffitta una grossa somma di denaro. Per convincere Odile a lasciarli entrare in casa, i due prendono a corteggiarla a turno, con biglietti d’amore e inviti a ballare. Ma le cose non andranno come previsto. Un film che è entrato di diritto tra i classici della cinematografia di Godard e del cinema. 

 

DUE O TRE COSE CHE SO DI LEI

di Jean-Luc Godard. Con Anny Duperey, Marina Vlady, Roger Montsoret, Jean Narboni. Documentario, 95′. Francia 1966

La “Lei” del titolo non è una donna. Non è Juliette Manson (Vlady) che si prostituisce a ore per integrare il bilancio domestico, ma la sua città, la regione parigina, l’intera società dei consumi che l’ha ridotta a oggetto. “Lei” è la vita di oggi (nel ’67, nell’87, nel 2007), la legge terribile dei grandi agglomerati urbani, la guerra del Vietnam, la morte della bellezza, la circolazione delle idee, la Gestapo delle strutture. Uno dei più agri film di Godard, dove “il paesaggio diviene il vero volto delle cose”.

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Concetta Piro
Nata a Napoli, a otto anni si trasferisce in provincia di Gorizia dove si diletta di teatro. Torna nella sua amata città agli inizi del nuovo millennio e qui si diploma in informatica e comincia a scrivere - pensieri, racconti, per poi arrivare al primo romanzo, "Anime". Nel frattempo ha cambiato di nuovo città e scenario, trasferendosi nelle Marche. Oggi conduce per RadioSelfie.it "Lo chiamavano cinema", un approfondimento settimanale sulla settima arte, e scrive articoli sullo stesso tema.

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