“Il capo perfetto”: una dark comedy avvincente sul mondo del lavoro

Javier Bardem sfodera una performance impeccabile per una storia attualissima e agrodolce

Un film di Fernando León de Aranoa. Con Javier Bardem, Manolo Solo, Almudena Amor, Óscar de la Fuente, Sonia Almarcha. Commedia, 115′. Spagna 2021

In attesa della visita di una commissione che valuterà il vincitore di un importante concorso pubblico, il signor Blanco, padrone di una ditta di bilance, cerca di tenere insieme i pezzi della sua vita privata e lavorativa: interviene personalmente per risolvere i problemi del capo della produzione; mantiene buoni rapporti con la moglie nonostante la tradisca con la nuova stagista; con il capo del personale e la guardia giurata dello stabilimento gestisce la protesta di un ex dipendente licenziato appostatosi ai cancelli; con tagli, cambi di mansioni e decisioni insindacabili fa affari con piglio gentile ma deciso. Blanco è il capo perfetto: un padre buono che vedi i propri dipendenti come dei figli ed è disposto a tutto pur di salvare l’azienda…

 

Nel 2021 un imprenditore può ancora essere anche amico, confidente, “padre” per i propri dipendenti? È possibile trovare un compromesso tra gli interessi del padrone e quelli degli operai? Insomma, il capo perfetto esiste?

Nel corso degli anni diversi registi – il primo che ci viene in mente è senza dubbio l’inglese Ken Loach – hanno raccontato le trasformazioni stranianti del mondo del lavoro, che somiglia sempre più a una nuova forma di schiavitù, la ricerca del profitto a ogni costo da parte delle multinazionali, la progressiva riduzione di tutele e diritti dei lavoratori.

Il lavoro è sempre più un’emergenza mondiale che provoca dolore e sofferenza, ciò nonostante Fernando León de Aranoa è riuscito, con creatività, a parlarne nel suo film con piglio agrodolce e cinico ma a tratti anche divertente.

“Il capo perfetto” mostra le contraddizioni, le miserie personali e i limiti dell’imprenditore medio spagnolo, disposto a tutto pur di rimanere ai vertici con la propria azienda.

Blanco, che ha ereditato dal padre l’azienda di bilance, si presenta allo spettatore come un uomo mite ed equilibrato e un imprenditore illuminato e comprensivo. Ma la verità è ben diversa. Blanco è infatti un uomo d’affari cinico, che insegue in modo maniacale equilibrio e armonia e ha a cuore solamente il proprio prestigio e i propri interessi.

In una classica settimana da incubo, aspettando la visita di una commissione che decreterà il vincitore di un importante concorso pubblico, cercherà di tenere insieme i pezzi della sua vita privata e professionale, scontrandosi con imprevisti, ex dipendenti, problemi di produzione. 

“Il capo perfetto” è una commedia amara che da una parte strizza l’occhio alle tematiche care a Ken Loach e dall’altra evidenzia come i rapporti di forza all’interno di una fabbrica e in più generale di qualunque luogo di lavoro siano (troppo) spesso condizionati da ricatti, avance sessuali e condotte improprie.

Javier Bardem interpreta magistralmente Blanco, facendolo apparire costantemente sospeso tra il grottesco e il diabolico, conquistando e soprattutto confondendo lo spettatore incapace di formulare un giudizio definitivo sulla sua persona.

Il film è nel complesso avvincente, godibile, adeguato ai tempi che stiamo vivendo, nonostante alcuni passaggi troppo lunghi e ripetitivi. Diciamo che è come un’auto diesel: si prende i suoi tempi per ingranare ma una volta partito…

Non esistono persone del tutto innocenti, alla Blanco Básculas, dove ognuno è impegnato a giocare la propria partita a discapito degli altri e a farsi furbo. Blanco stesso resterà vittima dei suoi inganni e manovre. Perché dove vige il detto “il fine giustifica i mezzi” etica e diritto finiscono per essere solo parole…

 

Il biglietto da acquistare per “Il capo perfetto” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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