Il caso Nadav Lapid a Cannes 2021: “Ahed’s knee” e “The Star”

Il film in concorso e il cortometraggio sono visionari oppure semplicemente caotici e folli?

Ero certo che sarebbe successo, prima o dopo. Magari non al terzo giorno di Festival, e sicuramente non in modo così evidente e clamoroso. E invece a Cannes 2021 è deflagrato il caso Nadav Lapid, regista israeliano in grande crescita di consensi, dopo aver vinto l’orso d’oro alla Berlinale nel 2019 con “Synonymes”. 

La Lapidmania ha colpito sicuramente il direttore Frémaux, al punto da fargli inserire sia un film, “Ahed’s Knee” (Ha’berech), che un corto, “The Star”, nel ricco programma della selezione ufficiale. Titoli che la direttora e frau Valeria Lotti mi hanno consigliato – o comandato – di vedere. E potevo io deludere le loro aspettative?

Mi sono organizzato per presenziare a entrambe le proiezioni. Ma sarà la stanchezza, la mancanza di sonno, la mascherina indossata h24 che condizionano le mie, già non eccelse, capacità di giudizio. Perché quello che ho visto a Cannes non giustifica il successo di Lapid.

“Ahed’s Knee” e “The Star” sono due progetti folli, eccessivi, caotici

Nel primo emergono sentimenti di rabbia contro il governo israeliano e l’ipocrisia politica nei confronti della cultura, disprezzata ma anche utilizzata come strumento di manipolazione. Un manifesto di protesta, costruito però su toni esagerati e senza una chiara cornice narrativa. 

Un film urlato, istintivo, chiaramente scritto di pancia ma senza avere una logica o un respiro. Almeno così mi è sembrato.

Il cortometraggio “The Star”, quanto meno, ha una sceneggiatura più chiara e lineare, per quanto provocatoria.

La pandemia ci ha cambiati in peggio. Il contatto fisico è temuto, contingentato. Abbiamo quasi paura dell’aria che respiriamo. E la mascherina non è più solo uno strumento di protezione ma anche un simbolo controverso di lotta politica.

In questo contesto angoscioso e isolato, una donna è determinata a baciare, bocca sulla bocca, la Star dei Suoi Sogni, che ha deciso di farsi intubare. La donna, pur di riuscire nel suo intento, sfiderà ogni pericolo e regola sanitaria.

Due progetti potenzialmente interessanti, ma che, una volta visti, lasciano più dubbi che certezze nello spettatore. Lapid è un genio, il futuro del cinema oppure un bluff? Sinceramente io al momento sono più orientato sulla seconda ipotesi.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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