“Il cigno d’argento”: recensione del romanzo di Amo Jones

Il primo capitolo della serie The Elite King's Club, edito da Newton Compton, è troppo

Ammetto che non mi capita spesso di non sapere cosa scrivere in una recensione – non perché il libro in questione mi abbia trasmesso emozioni così belle e forti da pensare di non rendergli giustizia, con le mie parole (come nel caso di “Piranesi”), ma proprio perché la lettura mi ha lasciata perplessa, senza parole, appunto.

È il caso di Il cigno d’argento della neozelandese Amo Jones, edito da Newton Compton. Il libro è uscito in lingua originale nel 2017, ed è il primo di una serie, The Elite King’s Club, che ne comprenderà, in tutto, nove (gli ultimi due non sono stati ancora pubblicati).

Madison Montgomery è una principessina: suo padre è un uomo ricco e potente e lei può permettersi praticamente qualunque cosa… tranne una vita normale. Sono infiniti, infatti, gli scandali che travolgono la famiglia. E la morte di sua madre è solo l’ultima tragedia che infrange la reputazione dei Montgomery.

Così Madison si ritrova alla Riverside Preparatory Academy, la scuola privata negli Hamptons a cui suo padre l’ha iscritta, senza chiedere la sua opinione. Appena arrivata, Madison capisce subito che non sarà facile stare lontana dai guai: la scuola è controllata da un gruppo di ragazzi tanto popolari quanto poco raccomandabili. Tutti vogliono essere come loro… o ne sono terrorizzati.

E Madison ha appena catturato l’attenzione del loro capo, un certo Bishop Vincent Hayes. Evitare quei ragazzi è praticamente impossibile, anche perché Bishop non sembra avere nessuna intenzione di lasciarla in pace. E prima ancora che possa rendersene conto, Madison si trova invischiata in una rete di segreti e bugie che la coinvolgono molto da vicino…

Quella che leggete qui sopra è la sinossi del libro… e non rende minimamente l’idea di quello che è “Il cigno d’argento”! Leggendola mi aspettavo una storia alle “Élite” o alla “Cruel Intentions”, non so se avete presente il genere. La ragazza nuova, i ragazzi belli e dannati, qualche intrigo. Ecco, decisamente no!

La Jones mescola erotismo, misteri, thriller, horror. Si comincia su binari abbastanza classici per poi virare in modo quasi folle e imprevedibile, e procedere in un crescendo fino al finale esplosivo. La sensazione, nel complesso, è che quello che si è letto sia tutto troppo. E che la storia avrebbe funzionato molto meglio, se l’autrice avesse scelto una sola strada, invece che cinquanta. 

Prima di tutto le scene di sesso sono veramente troppo – troppo spinte ma soprattutto troppo descrittive. A tratti fanno impallidire le “50 sfumature” – Mr. Grey chi? E non si tratta di essere bigotti o simili. Ma da un libro che in Italia viene presentato con una copertina (vedi sopra) e una sinossi attira-adolescenti certe scene uno non se le aspetta. E a mia figlia 14enne io questa roba non la farei leggere MAI.

Poi, la protagonista Madison è troppo – ho difficoltà a trovare un aggettivo calzante – per essere credibile. A parte che principessina di cosa, una che ama le scarpe da ginnastica e spara al poligono tipo Rambo? Ma poi tu puoi avere 17 anni ed essere attratta dal bello e dannato di turno ma se questo ti minaccia, ti parla come B. parla a lei, ti rapisce… lo denunci! Non ci vai allegramente a letto insieme. E questa non è che una delle sue “cadute di stile” e dei suoi atteggiamenti incommentabili.

Troppo anche il linguaggio – con quella sequela di “cazzo”, “micetta” (parola che mi ha dato sui nervi dalla prima volta che l’ho letta) e via discorrendo. In questo un po’ puritana lo sono, lo ammetto! Ma a me il turpiloquio nei romanzi infastidisce. 

Sorvoliamo sulle incongruenze nella trama – per dirne una, ma Madison non veniva accompagnata a destra e a manca dagli autisti, dal fratellastro, dalle amiche perché non ha ancora la patente? Com’è che tutto d’un tratto, prima del campeggio, guida? – che fanno pensare a una storia scritta a puntate e poi trasformata in un romanzo, senza però un’attenta revisione.

Il finale è aperto che più aperto non si può, e al lettore rimangono 1000 domande in sospeso – alcune, in ordine sparso: Chi é Tilly e che cosa sa davvero? Che fine ha fatto Khales? Madison non è davvero mai stata negli Hamptons oppure ha rimosso? – e in caso come? e perché? – ma considerando che questo è il primo romanzo di una serie ci può anche stare.

Insomma, “Il cigno d’argento” avrebbe potuto essere un romanzo young adult intrigante, inquietante e originale, un romanzo dove, per una volta, non servono vampiri o licantropi per trovarsi davanti i mostri, se la Jones avesse tolto invece di aggiungere all’inverosimile, avesse limato certi passaggi e magari si fosse affidata a un bravo editor per rivedere i personaggi. Per adesso è un grande punto di domanda.

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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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