“Il dubbio – Un caso di coscienza”: un dramma sul senso di colpa

Vahid Jalilvand dirige un film dal respiro teatrale e dal ritmo lento, che coinvolge grazie al cast

Un film di Vahid Jalilvand. Con Navid Mohammadzadeh, Amir Aghaee, Hediyeh Tehrani, Zakieh Behbahani, Saeed Dakh. Drammatico, 104′. Iran, 2017

Kaveh Nariman è un medico legale che lavora in obitorio. Una sera investe accidentalmente con la sua auto una famiglia che viaggia in moto. Il bambino cade e batte la testa in modo apparentemente privo di conseguenze. A distanza di poche ore arriverà il suo cadavere. La diagnosi dell’autopsia parla di avvelenamento ma il medico ha il dubbio che la causa possa addebitarsi all’incidente. Avrà il coraggio di chiarire la situazione?

 

I non credenti accusano la Chiesa cattolica di aver esercitato, nel corso dei secoli, un opprimente dominio sui fedeli, utilizzando il senso di colpa scaturito dal peccato originale come un’arma di controllo.

Eppure a tutti – credenti e non – sarà capitato almeno una volta di doversi confrontare con la propria coscienza. Perché i nodi vengono sempre al pettine, gli errori si pagano, non c’è modo di sfuggire in eterno.

“Il dubbio – Un caso di coscienza” di Vahid Jalilvand, presentato nella sezione Orizzonti della Biennale di Venezia 2017 dove si è aggiudicato il premio per la miglior regia e il miglior attore protagonista (Mohammadzadeh), racconta in modo crudo, diretto, efficace la tragica quanto paradossale storia di due uomini diversi per cultura, estrazione sociale e carattere, accomunati e travolti da un terribile senso di colpa.

A provocarlo la morte di un bambino in un incidente. Il dottor Kaveh Nariman (Agha’ee), uomo e medico coscienzioso, ritiene di aver commesso un grave atto di negligenza la notte dell’incidente; il padre del piccolo, Moosa, di essere responsabile a sua volta.

Il senso di colpa e l’ossessiva ricerca della verità sono i temi portanti di una storia dal respiro teatrale ma molto statica nel ritmo, comunque capace di conquistare l’attenzione dello spettatore, mantenendo alto e costante il pathos narrativo per merito anche di un cast di assoluto valore ed esperienza.

Il finale, volutamente aperto e amaro, dimostra quanto il coraggio di cercare la verità a ogni costo sia una virtù, se praticata nei tempi e modi giusti. Altrimenti rischia di trasformarsi in un’inutile forma di dolore senza fine.

 

Il biglietto da acquistare per “Il dubbio – Un caso di coscienza” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio (con riserva). Ridotto. Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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