“Il Grinch”: dal racconto del Dr. Seuss un adattamento moderno

Alessandro Gassmann presta la voce al burbero e verdissimo protagonista che odia il Natale

Un film di Peter Candeland, Yarrow Cheney, Matthew O’Callaghan, Raymond S. Persi, Scott Mosier. Con Benedict Cumberbatch, Rashida Jones, Cameron Seely, Pharrell Williams. Animazione, 90′. USA 2018

Al di sopra della città di Chissarà, dentro una grotta profonda e confortevole, vive il Grinch col suo cane Max. Verde, peloso e solitario, il Grinch odia il Natale, ne odia le assemblee di persone, lo spirito allegro e cordiale e soprattutto i canti. Per cinquantatré lunghi anni l’ha sopportato, ma ora non ce la fa più e prende una decisione radicale: ruberà il Natale ai ChiNonSo. Nottetempo, porterà loro via tutti i regali, gli addobbi, la felicità. Allora sì che smetteranno di cantare. O ancora no?

 

Perché mai un racconto per bambini scritto nel 1957, con protagonista un burbero essere verde, continua ad avere successo e popolarità nel 2018? La risposta più scontata potrebbe essere che ieri come oggi rivedersi in un personaggio egoista e negativo è alquanto semplice! Dr. Seuss ci aveva visto lungo…

Il Grinch rappresenta una versione spigolosa, sprezzante e arrabbiata del Grillo Parlante di collodiana memoria, e getta luce – nonostante si rivolga a un pubblico giovane – sull’involuzione dei rapporti umani e sulla progressiva scomparsa di ogni sentimento di fratellanza e accoglienza, anche a Natale.

Nel 2000 Ron Howard realizzò una prima trasposizione cinematografica del racconto, con protagonista Jim Carrey. Il film, nonostante alcune pecche narrative e registiche, fu un successo, e vinse anche un Oscar per il trucco.

Perché allora l’Illumination Entertainment, casa di produzione dei “Minions”, ha sentito il bisogno di produrne una versione animata? Il lavoro è durato oltre tre anni e si è posto il chiaro intento di offrire al Grinch una nuova partenza.

Nonostante la pellicola sia chiaramente rivolta a un pubblico giovane, mantiene una solidità ed efficacia nella sceneggiatura, e una profondità e autenticità nei sentimenti capace di  conquistare anche lo spettatore più cinico e assai simile caratterialmente al protagonista.

Il Grinch non è un uomo cattivo quanto piuttosto un’anima sola, privata fin da bambino di qualsiasi tipo d’affetto. È la solitudine, solamente in parte attenuata dalla presenza dal fedele cane Max, che spinge il personaggio a disprezzare tanto il Natale, i festeggiamenti, la gioia altrui.

Come ha spiegato Alessandro Gassmann, che doppia il personaggio nella versione italiana, in conferenza stampa, il Grinch è un diverso, isolato dalla società non per sua scelta, vittima di forme di festeggiamento vuote.

Ecco infatti che anche il cattivone verde, politicamente scorretto e insofferente si converte, non appena una bambina compie nei suoi confronti un sincero e spontaneo gesto di affetto. Una trasformazione che può essere vista come riuscito tentativo d’inclusione nella società, sempre secondo Gassmann.

“Il Grinch”, pur basandosi su un racconto classico, riesce in questa nuova versione a trasmettere al pubblico emozioni e spunti di riflessione moderni, quanto mai utili per capire come sia meglio vivere il periodo natalizio.

 

Il biglietto da acquistare per “Il Grinch” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

Previous article“L’amour debout”: quando il cinema diventa specchio – opaco – della vita
Next article“Ovunque proteggimi”: un film che spinge a ridefinire la nozione di “follia”
Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here