Il mago di Oz, L. Frank Baum

Il mago di Oz copertinaStrappata dal Kansas e scaraventata da un tornado in uno strano regno insieme al cagnolino Toto, la piccola Dorothy incontra tre personaggi bizzarri: il boscaiolo di stagno, il leone codardo e lo spaventapasseri. Insieme la comitiva si mette in cammino per la Città di Smeraldo, ognuno con un desiderio da esprimere al grande e potente Oz. Il boscaiolo vuole avere un cuore, lo spaventapasseri un cervello, il leone il coraggio. Dorothy, invece, desidera tornare a casa. Ma il misterioso Mago saprà esaudirli? 

 

Questo è stato il primo libro che ho letto in assoluto – alla tenera età di 6/7 anni. A distanza di tempo e visto il successo che la storia del Regno di Oz sta incontrando in quest’ultimo periodo al cinema e in tv (Once upon a time vi dice qualcosa?!) ho deciso di riprendere in mano il romanzo, per rinfrescarmi la memoria sulla trama e non solo.

Trattandosi di un libro sostanzialmente per bambini non deve sorprendere che la parte stilisticamente più carente del Mago di Oz siano i dialoghi. Abituata alla narrativa “per adulti”, leggere scambi di battute così poco movimentati, così piani e quasi banali lascia interdetti… anche se uno se lo aspetta.

Anche  i personaggi, se si osservano con attenzione, sono un po’ piatti e non troppo sfaccettati. L’approfondimento psicologico non era decisamente la prima preoccupazione dell’autore. Il leone, il boscaiolo, lo spaventapasseri e la stessa Dorothy sono dei tipi, delle metafore di qualcos’altro. Sono il mezzo attraverso il quale raccontare ai lettori non solo una storia, ma anche impartire delle lezioni morali. Prima tra tutte, quella sulla forza dell’amicizia e sulla potenza della collaborazione. Poi su quanto importante sia credere in se stessi. A ben guardare, le magie di Oz il terribile sono tutte finzioni, ma non importa quello che lui fa realmente, quello che conta è quello che credono gli altri.

Morale a parte, quello che non finisce mai di sorprendere in questo libro, secondo me, è la fantasia mostrata da Baum. Il Regno di Oz è un luogo magico, ricco di personaggi e situazioni fantasiose. Chi legge non assiste solo a un viaggio, ma si trova davanti città e e popolazioni differenti, tutte con le loro caratteristiche, con le loro particolarità. Ogni regno ha pregi e difetti, colori caratteristici, un panorama tutto suo. E il lettore resta affascinato. Perché spesso ci si dimentica di tutto tranne che dei quattro protagonisti, ma nel libro c’è molto, molto di più.

Ma insomma, perché rileggere Il mago di Oz “da grandi” se, prevedibilmente, è un libro pensato soprattutto per un pubblico giovane? Intanto perché spesso, crescendo, ci si scorda la trama – come è successo a me – e una rinfrescatina alla memoria non fa mai male. Poi perché è una lettura agile e piacevole, che non impegna ore e ore, ma regala momenti di divertimento e relax. E per finire perché non è mai troppo tardi per volare con la fantasia. Insomma, di romanzi seri e “adulti” sarà pieno il mercato, ma una pietra miliare della letteratura per l’infanzia come questa merita sicuramente una seconda lettura.


 

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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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