“Il mio capolavoro”: tra commedia e thriller, un’ode all’amicizia vera

Guillermo Francella e Luis Brandoni protagonisti affiatati e convincenti del film di Gastón Duprat

© 2018 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. and Warner Bros. Entertainment Inc.

Un film di Gastón Duprat. Con Guillermo Francella, Luis Brandoni, Raúl Arévalo, Andrea Frigerio,  María Soldi. Commedia, 100′. Spagna, Argentina 2018

“Vendo opere d’arte, e il mio segreto è che sono un assassino”. Così si presenta a noi Arturo Silva, gallerista e commerciante d’arte contemporanea innamorato della sua Buenos Aires, prima di raccontarci a ritroso la sua storia. L’amico del cuore di Arturo è Renzo Nervi, un pittore che negli anni Ottanta aveva raggiunto un grande successo, ma ora è caduto in disgrazia per via del suo carattere impossibile. Renzo è un ubriacone e un donnaiolo, vive nel degrado e nella sporcizia, non si interessa al denaro e campa di espedienti, togliendosi il gusto di insultare chiunque non gli vada a genio – cioè praticamente tutti. Ma come Buenos Aires, sono i suoi difetti a renderlo amabile agli occhi di Arturo. Quando però un incidente confina Renzo in ospedale privandolo temporaneamente della memoria, il pittore chiede all’amico di toglierlo perpetuamente dalla sua miseria esistenziale. Quale decisione prenderà il gallerista?

 

Che cos’è esattamente un capolavoro? Secondo l’enciclopedia Treccani è “la migliore in una serie di opere di un artista, di uno scrittore oppure di un’età, di una scuola”.

Quante volte, caro lettore, hai letto, ascoltato, usato tu stesso questa parola per esprimere un giudizio positivo o negativo su un’opera d’arte o magari una delle mie recensioni? Ma il termine si può applicare anche a situazioni diverse, a una profonda amicizia, per esempio.

Gastón Duprat dopo il meritato successo del “Cittadino illustre” (Premio Goya per il miglior film latino-americano nel 2017) torna a divertire e stupire con una brillante e dissacrante commedia che prende nuovamente spunto dal mondo dell’arte, nello specifico da quellodella pittura.

“Il mio capolavoro” è pensato, scritto e messo in scena per celebrare la bellezza e l’importanza dell’amicizia, valutata alla stregua di un capolavoro, portando avanti anche, con efficacia, una satira graffiante all’effimero mondo della pittura contemporanea  che si regge sui capricci dell’artista del momento, sui gusti, discutibili, dei clienti e su un’oggettiva perdita di obiettività nella valutazione delle opere.

L’artista “duro e puro” oggi ha vita dura: se vuole sopravvivere e pagare le bollette a fine mese è costretto a piegarsi alle esigenze di mercato. Il talento e l’ispirazione contano meno della moda e delle capacità di sapersi vendere, anche attraverso i social. Eppure anche in un quadro così desolante, c’è spazio ancora per la nobiltà d’animo e la lealtà verso un amico in difficoltà.

“Il mio capolavoro” riprende, con le dovute e inevitabili differenze, alcune tematiche di pellicole cult come “Quasi amici”, “La stangata”, “La strana coppia”, riuscendo comunque a trovare una propria identità autoriale, e soprattutto recitativa alternando momenti divertenti ed esilaranti ad altri amari e quasi drammatici.

Il film convince, fa sorridere e in alcuni passaggi anche commuovere grazie alla straordinaria performance dei due protagonisti, Guillermo Francella e Luis Brandoni, capaci di scomparire dentro i rispettivi personaggi, dando vita a una memorabile e talentuosa coppia artistica ricca di vitalità, humor e personalità.

Arturo e Renzo sono amici, complici, uniti dal comune amore per l’arte, ma soprattutto sono due ragazzacci che organizzano una truffa quasi perfetta in nome del bene più prezioso, la loro amicizia.

Il bravissimo e convincente Raúl Arévalo è l’aspirante artista Alex, che incarnando l’ingenuo quanto incorruttibile idealista diventa il perfetto e credibile contraltare per i due vecchi amici, aggiungendo verve e forza alla storia ogni qualvolta appare sulla scena.

“Il mio capolavoro”, pur avendo una storia e un epilogo abbastanza prevedibili, è comunque una visione gradevole, che permette tra le altre cose allo spettatore di riconsiderare, non senza un sorriso, il senso dell’espressione “capolavoro d’amicizia”.

 

Il biglietto da acquistare per “Il mio capolavoro” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto (con riserva). Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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