“Il mio nome è due di picche”: recensione del libro di Sandra Bonzi

Garzanti pubblica una nuova indagine della giornalista Elena Donati, tra giallo e commedia

È uscito per Garzanti il 25 aprile Il mio nome è due di picche di Sandra Bonzi, il secondo romanzo comedy-giallo dopo “Nove giorni e mezzo” con protagonista la giornalista milanese Elena Donati e la sua strampalata cerchia di familiari, conoscenti e amici.

Quando i figli vanno via di casa è un momento difficile, ma lo è anche quando tornano e non vogliono più andarsene. Lo sa bene Elena, che vorrebbe essere ovunque ma non nel suo salotto, trasformato in un ostello della gioventù. Ovunque, certo, tranne che a casa della madre e delle sue due amiche, che in tre fanno più di duecento anni.

Eppure è proprio lì che deve andare, perché l’intuito di una giornalista non va mai in vacanza, men che meno quando una donna viene trovata morta accoltellata nell’appartamento al piano di sopra. Parrebbe un classico caso di omicidio, ma Elena nota dei dettagli che la spingono a ipotizzare l’azione di un serial killer. O forse è l’età che avanza a indurle una visione distorta della realtà?

Una cosa, però, la vede benissimo: suo marito Ettore, dopo una ventata di energia pura, è ripiombato nel torpore esistenziale. Per questo forse il magistrato Capelli, che segue le indagini, ha un’aria così interessante… Ma Elena stavolta è sola e non può contare nemmeno sull’aiuto del padre, alle prese con i dilemmi di un amore ottuagenario. Proprio quando non deve limitarsi a descrivere il pericolo a parole, ma si trova a viverlo da vicino, forse anche un po’ troppo… 

Sandra Bonzi lo aveva dimostrato lo scorso anno con “Nove giorni e mezzo” e adesso con “Il mio nome è due di picche” non fa che confermarlo: nel panorama giallo italiano, fatto di tipi e tipe tosti ma spesso anche molto tormentati, e di storie e trame drammatiche, un personaggio come Elena Donati ci voleva proprio! Perché è davvero piacevole, di tanto in tanto, veder declinato il genere anche in una chiave più leggera, passatemi il termine, mescolando noir e commedia, ironia e indagini.

I romanzi della Bonzi mi hanno ricordato, con le dovute distinzioni, quelli della serie di Teresa Papavero di Chiara Moscardelli – di cui, tra parentesi, ancora aspetto il conclusivo. Storie contemporanee, abbastanza credibili sul piano giallo/investigativo ma che sicuramente danno il meglio di loro sul versante personale/comico, con una protagonista “matura” che si destreggia tra i molto problemi di oggi.

Elena ha affrontato la “sindrome da nido vuoto” per la partenza dei due figli Anna e Marco, ritrovato la perduta sintonia con il marito Ettore e dato nuovo slancio alla sua carriera giornalistica, reggendo botta contro i colpi del nuovo direttore della testata, che vorrebbe ridurre tutto a una questione di follower e stories.

Adesso si ritrova con i pargoli di nuovo a casa, il marito infortunato dopo una caduta in bicicletta, e un nuovo caso su cui indagare… sempre con la collaborazione della madre Margherita e delle sorelle Giuffrida, patite di serie crime, streaming e burraco online! Riuscirà l’improbabile squadra a mettere le mani su quello che a tutti gli effetti sembra un serial killer? 

Il mio nome è due di picche” è una lettura frizzante, divertente, piacevolissima. La componente gialla magari è lievemente forzata nella sua evoluzione e risoluzione – ci sono un po’ troppe casualità, che nella vita vera non so se si sarebbero mai potute verificare – ma come ho detto in apertura, chi legge questo genere di romanzo lo fa in cerca di leggerezza e intrattenimento, più che di una trama degna di Agatha Christie. E quelli la Bonzi, con la sua protagonista e soprattutto i divertentissimi e sfaccettati co-protagonisti, sa bene come regalarli al lettore. Per questo, lunga vita a Elena e alla sua serie, di cui aspetto con piacere il prossimo capitolo. 

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