Il nuovo progetto di Rai Cinema: in streaming film inediti a causa Covid

Si inizia con "Magari" di Ginevra Elkann, presentato con successo ai Festival di Locarno e Torino

Il cinema italiano cerca di reinventarsi, alla luce della nuova situazione. E lo fa utilizzando lo streaming e la tecnologia. In questo senso va interpretato il progetto presentato dalla Rai, che a partire dal 21 maggio trasmetterà otto film co-prodotti da Rai Cinema, quattro dei quali inediti, destinati in origine alle sale.

È una novità anche per noi di Parole a Colori, partecipare da remoto – insieme ad altri 59 colleghi giornalisti e blogger – alla conferenza stampa di presentazione del progetto.

“È la mia prima conferenza ai tempi del Covid-19 – ha dichiarato Paolo Del Brocco, da poco riconfermato amministratore delegato di Rai Cinema. – Fa un po’ impressione, lo confesso. Come Rai Cinema ci siamo interrogati e confrontanti con gli altri soggetti per capire come affrontare la situazione. Sia chiaro: la distribuzione dei film in sala rimane prioritaria, sacrale, centrale. Ma a causa del lockdown molti di quelli programmati non sono usciti, sono rimasti bloccati. Così, collaborando con i produttori indipendenti e grazie alla piattaforma RaiPlay, abbiamo deciso di dare un segnale di ripartenza, portando al pubblico otto pellicole inedite”.

Si inizia con “Magari”, esordio alla regia di Ginevra Elkann (qui la recensione), che ha riscosso un grande successo di pubblico e critica prima al Festival di Locarno e poi a quello di Torino.

A prendere la parola in questa sorta di panel di presentazione 2.0 sono la regista (qui la nostra intervista in esclusiva a Londra), la sceneggiatrice Chiara Barzini, gli attori Riccardo Scamarcio e Alba Rohrwacher, e il produttore Lorenzo Mieli.

 

Ginevra cosa ne pensi del fatto che il tuo film sia stato scelto come “apripista” di questo progetto?

Sono molto felice, e ringrazio Rai cinema e RaiPlay. Grazie a loro il mio film può entrare nelle case di milioni di italiani.

Come nasce, “Magari”? E qual’è l’idea al centro della pellicola?

Il film nasce dalle conversazioni con Chiara Barzini. È un film che non racconta la Famiglia ma piuttosto, come ha detto Riccardo [Scamarcio] la prima volta che ha letto la sceneggiatura, un’idea di famiglia.

 

Chiara Barzini c’è qualcosa che vuoi aggiungere sula collaborazione creativa e umana con Ginevra?

Questa storia nasce veramente da diverse conversazioni avute con Ginevra. La conoscevo come amica e produttrice, e sapevo di condividere con lei un certo tipo di ironia e la passione per il racconto della famiglia, e soprattutto le impressioni, l’esperienza e la sensibilità circa le loro disfunzionalità. Siamo entrambe romantiche. Per “Magari”, anche dalla prospettiva di mamme, abbiamo voluto descrivere questa famiglia attraverso gli occhi della giovane Alma. E devo dire che sono contenta del risultato ottenuto.

 

Riccardo vuoi parlarci del tuo personaggio?

Carlo è un padre che si ritrova a trascorrere le vacanze di Natale con i tre figli. Dovrebbero andare in montagna e invece decide di portarli a Sabaudia da un amico. Carlo è un padre sui generis, non abituato a questo ruolo. È uno scrittore, idealista, incapace di assumersi completamente le sue responsabilità.

Cosa hai pensato del progetto, dopo la prima lettura dello script? C’erano degli elementi che ritenevi problematici?

Fin dalla prima lettura della sceneggiatura ho apprezzato la qualità della scrittura. Ho voluto però far notare a Ginevra la difficoltà di lavorare con dei bambini, attori non professionisti. Ero preoccupato che il set potesse essere faticoso. Invece Ginevra mi ha sorpreso positivamente, per la sua capacità di gestione.

 

Alba, invece tu cosa puoi dirci del personaggio di Benedetta?

È la compagna di Carlo e si trova a far parte di una famiglia allargata. Viene prima messa in discussione e poi accettata dal nucleo familiare. Attraverso questo percorso arriverà a capire la vera natura del sentimento che la lega al suo compagno.

Benedetta è un personaggio ricco di sfumature, in continuo mutamento. Quanto è raro trovare dei ruoli “secondari” così?

È raro, sì. Nonostante sia un personaggio secondario, riesce comunque ad avere un peso. E il merito è di Ginevra e Chiara, che le hanno dato anima e consistenza. Al di là di Benedetta, mi piace molto che tutti i personaggi cambiano dall’inizio della storia, relazionandosi tra loro.

 

“Magari “nasce dall’esperienza personale di Ginevra Elkann. Riccardo, Alba, è stato facile entrare nella vita e nei ricordi di Ginevra? Avete avuto la sensazione di trovarvi in una sorta di famiglia allargata invece che su un set?

Alba: Ginevra ci ha immersi in un mondo accogliente e naturale, quello nato dai suoi ricordi. Con Riccardo ci siamo subito trovati a nostro agio, perché viene descritto talmente bene da diventare reale. E in questo contesto ho potuto anche inserire parte dei miei ricordi e delle mie esperienze.

Riccardo: Concordo con quanto detto da Alba. Aggiungo che personalmente ho provato empatia con i desideri della giovane Alma di rivedere insieme i genitori. Io da bambino, vedendo i miei litigare in odore di separazione, quando andavo a dormire pregavo perché questo non succedesse. Ho costruito il mio personaggio pensando a mio padre.

 

Riccardo di recente hai interpretato tre figure paterne, l’ultima nel film di Nanni Moretti. Ci sono elementi che li accomunano?

Li accomuna l’amore, la capacità di mettersi in secondo piano rispetto ai figli. E poi il saper vedere l’essere umano, al di là del figlio.

 

Il produttore Lorenzo Mieli come ha affrontato il lockdown?

Come reagisce un produttore ai tempi del Covid? Come il personaggio di Riccardo: stando a casa, scrivendo e soprattutto facendo scrivere. Come molti colleghi, ho iniziato a riflettere su come ripartire, su quali cambiamenti apportare al nostro modo di lavorare.

Cosa ne pensi di “Magari”, primo film della tua Wildside a uscire in streaming invece che in sala?

Nonostante sia stato girato e prodotto prima dell’emergenza, “Magari” è un film che parla di lockdown. I personaggi sono costretti a stare in casa, per poi uscire solo alla fine. Mi piace sottolineare la coerenza e logicità della sceneggiatura di Chiara e Ginevra. Mi ha sorpreso questa solidità narrativa, la cura in ogni aspetto.

 

Ginevra come hanno reagito i tuoi fratelli vedendo “Magari”?

I miei fratelli sono stati contenti che abbia realizzato il mio sogno di realizzare un film. Hanno visto un vero film, nonostante i riferimenti biografici.

Com’è stato il lockdown per te? E per i tuoi figli?

È un momento complicato. Pensavo che scrivere sarebbe stato più facile, con tanto tempo “libero” a disposizione. In realtà concentrarsi, almeno per me, non è stato facile. Allora mi sono concentrata sulla famiglia, sul far studiare i miei figli. Loro devo dire che hanno reagito bene alla reclusione, si sono “rimodulati” in base alla nuova situazione. E hanno persino migliorato i voti scolastici.

 

E si chiude con Paolo del Brocco, che parla del prossimo futuro. A partire dal 15 giugno, infatti, le sale dovrebbero riaprire. In attesa delle linee guida, sembra certo che alcuni film, già usciti nel periodo precedente il lockdown – come “1917” e “Hammamet” – torneranno in sala. Per il resto staremo a vedere.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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