“Il presidente”: Santiago Mitre e le molte declinazioni della politica

Un thriller politico e familiare al tempo stesso, con un cast di livello guidato da Ricardo Darin

Un film di Santiago Mitre. Con Christian Slater, Elena Anaya, Ricardo Darín, Daniel Giménez Cacho, Paulina García. Drammatico, 114′. Argentina, Francia, Spagna 2017

In un hotel isolato sulla cordigliera andina si tiene un vertice dei Capi di Stato latinoamericani destinato ad influenzare il futuro energetico di tutta l’area. Il presidente argentino Hernán Blanco raggiunge la riunione concentrato su una doppia problematica. Da un lato c’è il rischio che l’ex genero (la figlia è separata) faccia scoppiare uno scandalo su finanziamenti occulti alla sua parte politica. Dall’altro sono in atto grandi manovre a favore o contro l’ingresso degli Stati Uniti nell’accordo.

 

Sarebbe buona norma che un personaggio pubblico tenesse separata la vita privata dal lavoro. Perché se il personaggio in questione è un politico, il mescolamento dei due piani può avere ripercussioni sul futuro di un intero Paese.

“Il presidente” si potrebbe definire un thriller politico e familiare allo stesso tempo, una scelta drammaturgica voluta da Santiago Mitre e Marino Linas probabilmente per mettere in scena una versione argentina di “House of cards”, che alla lunga non risulta però del tutto riuscita.

Se infatti l’impianto narrativo inizialmente coinvolge lo spettatore, curioso di vedere come l’apparentemente timido Blanco sia capace di uscire dall’impasse familiare e politica, alla lunga il continuo alternarsi di privato e pubblico crea confusione e il focus della storia si perde.

La sfera politica è sicuramente quella più interessante, coinvolgente e ben costruita. Gli incontri tra i capi di stato evidenziano come, anche nei summit di alto livello, i veri accordi si realizzano nell’ombra e gli interessi economici, in molti casi anche privati, influenzano le scelte dei governanti.

La sfera privata, invece, appare meno lineare, a tratti dispersiva nel voler raccontare il rapporto non sempre felice tra il protagonista e la figlia.

Un punto di forza del “Presidente” è senza dubbio il cast di assoluto valore, guidato da Ricardo Darin, come sempre al servizio della storia con un’interpretazione asciutta, solida, incisiva e carismatica.

Meritevoli di menzione anche Dolores Fonzi e Alfredo Castro, attori argentini molto popolari, bravi a dare ai rispettivi personaggi, per quanto non particolarmente centrati e approfonditi nella sceneggiatura, una discreta sostanza e credibilità.

Santiago Mitre dimostra di essere un regista di talento, creativo e da tenere d’occhio per il futuro. Siamo certi che maturando esperienza limerà i difetti notati in questo film, arrivando soprattutto a un racconto più diretto e fluido, e meno dispersivo.

“Il presidente”, nonostante il ritmo troppo compassato, è un film degno di nota e meritevole di essere visto per avere la conferma che in tutto il mondo i politici promettono di perseguire l’interesse della comunità. Ma solo in campagna elettorale.

 

Il biglietto da acquistare per “Il presidente” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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