“Il processo ai Chicago 7”: un film per ricordare il valore della protesta

Aaron Sorkin dirige un cast di stelle per uno dei processi più famosi degli Stati Uniti

Un film di Aaron Sorkin. Con Sacha Baron Cohen, Joseph Gordon-Levitt, Frank Langella, Eddie Redmayne, Mark Rylance. Drammatico, 129′. USA 2020

Vari esponenti della controcultura giovanile di sinistra vengono scelti, letteralmente, come capro espiatorio per la violenta repressione delle proteste avvenute durante la convention democratica di Chicago del 1968. Con loro viene incredibilmente accusato anche Bobby Seale, co-fondatore del movimento delle Pantere Nere, che a Chicago era stato solo per quattro ore quel giorno. Grazie alle testimonianze di un gran numero di infiltrati nella protesta, si cerca di pilotare il processo verso la condanna, ma il giudice è così di parte e propenso a bizzarre decisioni da sollevare sempre più dubbi sulla regolarità del processo.

 

Quando, nel 1968, la convention democratica sfociò in una serie di scontri violenti e repressione da parte delle forze dell’ordine, sei uomini appartenenti alla controcultura giovanile di sinistra, e il co-fondatore delle Pantere Nere, vennero scelti come capri espiatori, accusati di cospirazione e incitamento alla violenza e processati.

“Il processo ai Chicago 7” di Aaron Sorkin, disponibile da ottobre su Netflix, inizia lento e prolisso, con termini giuridici e situazioni politiche che portano lo spettatore a pensieri estranianti. A un certo punto, però, il film cambia marcia, e prende a scorrere nel verso e nel modo giusto.

Ambientato quasi totalmente all’interno dell’aula di un tribunale, con flashback che ci raccontano i fatti del passato, che sono il motivo per cui i sette protagonisti vengono giudicati, il film è un crescendo, via via più coinvolgente.

A prestare il volto ai protagonisti di uno dei casi più controversi della storia americana, tra gli altri, Sacha Baron Cohen, Eddie Redmayne, Seth Rogen, Joseph Gordon-Levitt, Michael Keaton, Mark Rylance. Grazie alle loro interpretazioni e alle fattezze rassicuranti e amichevoli è facile, per il pubblico, provare empatia e schierarsi.

Sorkin diventa narratore onnipresente, ma racconta i fatti cercando di essere il più meticoloso possibile. La pellicola è arricchita da inquadrature sceniche, ravvicinate, al rallentatore, risultando così imprevedibile e capace di mostrare uno scorcio di storia senza annoiare (quasi) mai.

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