“Il sol dell’avvenire”: il Nanni Moretti classico, scanzonato e struggente

Nel suo nuovo film il regista trentino torna a fare ciò che sa fare meglio, con un cast forte

Un film di Nanni Moretti. Con Nanni Moretti, Margherita Buy, Silvio Orlando, Barbora Bobulova, Flavio Furno. Drammatico, 95′. Italia 2023

Giovanni, regista italiano in ambasce tra una moglie in analisi e un produttore sull’orlo del fallimento, ha smesso di credere nell’avvenire. A immagine del suo protagonista, figura di prua dell’Unità e della sezione comunista del Quarticciolo, vuole “farla finita” col mondo che avanza in direzione ostinata e contraria: la consorte ha deciso di investire su un giovane regista de-genere, la figlia di sposare un uomo (molto) più vecchio di lei, la sua attrice principale di improvvisare l’amore in un racconto politico e poi c’è Netflix che produce cinema in scatola.

 

Dopo “Tre piani”, deludente, freddo, teatrale, il film meno morettiano della sua lunga e prestigiosa carriera, Nanni Moretti torna a raccontare se stesso, attraverso metafore di un disagio comune e condiviso”.

Questo è l’attacco che una cara collega mi ha voluto regalare, vedendomi in evidente difficoltà nel presentare “Il sol dell’avvenire”, uscito al cinema in Italia il 20 aprile, prima della presentazione in concorso al prossimo Festival di Cannes.

L’attacco perfetto per un critico cinematografico allineato e colto, ma non per me. E allora torno a usare le mie parole, per dire che sì, Moretti torna alle origini – o se preferite al suo stile – dopo essersi bruciato due anni fa con una sceneggiatura non sua.

“Il sol dell’avvenire” è allo stesso tempo un film storico, generazionale, surreale, malinconico, una bella e convincente sintesi della cinematografia morettiana e del suo pensiero sul cinema, sulla vita e sulla speranza, mai realizzata, di vedere un partito comunista italiano distante dall’abbraccio soffocante dei sovietici.

Il regista trentino dimostra anche di possedere una spiccata auto-ironia, prendendo in giro le proprie manie, scaramanzie e nevrosi mentre dirige un film.

Il protagonista Giovanni, infatti, che non sopporta le scene di violenza, irride lo strapotere di Netflix, vorrebbe fare più film e non accetta la fine del suo matrimonio altri non è che Nanni, spogliato dalle note spigolature del regista/personaggio Moretti.

Nonostante la sua natura morettiana, “Il sol dell’avvenire” ha buone possibilità di piacere anche al pubblico più giovane e meno militante. Merito delle tre linee di racconto ben intrecciate nella sceneggiatura: la rievocazione della rivoluzione ungherese del ‘56 poi soffocata nel sangue dall’Urss, il film di Giovanni e la crisi coniugale con la moglie.

Ci sono dei passaggi superflui e irritanti “alla Moretti”, che danno la sensazione di un film più lungo dei 95 minuti effettivi, ma nel complesso l’operazione è riuscita. Bene Silvio Orlando, che torna a lavorare con il regista dopo quindici anni, e Barbora Bobulova, che lo fa per la prima volta.

“Il Sol dell’Avvenire” è il film della maturità e dell’accettazione del passato che Nanni Moretti ha voluto condividere con il pubblico, di aficionados e non. Alla fine si esce dalla sala con un segno nel cuore, divertiti ma anche commossi.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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