“Il visconte che mi amava”: recensione del romanzo di Julia Quinn

Il secondo capitolo della serie dei Bridgerton, edita da Mondadori, e adattata da Netflix

Chi mi conosce – o, meglio, chi legge le mie recensioni da tempo – sa che non sono una grande appassionata di romanzi rosa o romance, che dir si voglia. Cosa mi ha spinta, quindi, a iniziare febbraio leggendo Il visconte che mi amava di Julia Quinn, edito da Mondadori?

Curiosità, principalmente. Dopo aver finito di vedere la serie Netflix “Bridgerton” volevo capire quale fosse la “materia originale”, chiamiamola così, su cui poi gli sceneggiatori hanno costruito la loro storia – di grande impatto e successo. Si tratta di Harmony? Di una sorta di “50 sfumature” ambientato nell’Inghilterra dell’Ottocento? C’è del potenziale?

Non me la sono sentita di cominciare dal principio, ovvero da “Il duca e io“, primo capitolo della serie. Rileggere una storia che avevo appena finito di vedere era troppo persino per la mia decisione di vederci chiaro. Ho così deciso di passare al romanzo di Anthony, il numero due.

La Stagione del 1814 sembra essere promettente e ricca di nuovi fidanzamenti. Certo, non per Anthony Bridgerton, probabilmente lo scapolo più ambito di Londra, che non ha mai dimostrato alcun interesse per le faccende matrimoniali. E in realtà, perché mai dovrebbe? È il prototipo del libertino, un mascalzone allergico alle etichette dell’alta società e decisamente pericoloso per donne e fanciulle.

Questo, quanto meno, è ciò che tutti pensano. In realtà Anthony non solo ha in animo di sposarsi, ma ha anche scelto la futura moglie, Edwina Sheffield, una debuttante soprannominata “lo Splendore”. Peccato che la dolce Edwina si rifiuti di accettare proposte senza l’approvazione della sorella maggiore Kate, una donna sicura di sé, o meglio una “zitella ficcanaso”, che non ha la minima intenzione di affidare l’angelica sorellina a un uomo del genere. 

Sinceramente ho trovato “Il visconte che mi amavauna lettura piacevole. Certo, la storia è abbastanza prevedibile, classica per il genere – e se poi si pensa che l’autrice è un’amante dei lieto fine… potrete avere un’idea di cosa aspettarvi via via. Però è anche romantica, passionale ma non volgare e, soprattutto, divertente. La storia scorre senza intoppi, tra una passeggiata al parco, un giro in calesse, e una partita di Pall Mall… 

Gli sceneggiatori della serie ne avranno di materiale da cui attingere, non ci sono dubbi! Se mai sono curiosa di capire se e come tratteranno il “problema” di Anthony – quello che, una volta sposato, lo allontana dalla moglie come il giuramento di non avere figli teneva lontani Simon e Daphne nel primo romanzo -, il suo rapporto con il padre defunto. È una tematica delicata, che la Quinn non svilisce ma affronta con garbo. Spero che non venga banalizzato nell’adattamento – o cancellata direttamente. 

Apprezzabile – e abbastanza inaspettato, data la politica consueta di Mondadori di sfruttare al massimo i romanzi di successo, vedi la divisione in più libri della serie de “Il trono di spade” – il fatto di aver incluso nella nuova edizione il cosiddetto “secondo epilogo”. Dopo gli otto romanzi, infatti, Julia Quinn ne ha pubblicato un nono, “Felici per sempre”, dove racconta cos’è successo “poi” ai suoi otto protagonisti (e che include anche la storia della matriarca Violet Bridgerton, da quando era solo una bambina). 

Anche Lady Whistledown che commenta gli avvenimenti non è un’invenzione degli sceneggiatori della serie. Le sue “Cronache mondane”, degli stralci di articoli di giornale ironici e pungenti, aprono infatti ogni capitolo. Questi intermezzi sono piacevoli, non fastidiosi, e anzi, mi sarebbe piaciuto che fossero più lunghi. 

Che dire, quindi, per concludere. “Il visconte che mi amava” è un libro leggero come ci si aspetta da un romance, ma ben scritto, a suo modo originale e divertente. Non correrò a leggere La proposta di un gentiluomo, il romanzo di Benedict, che Mondadori ha già ripubblicato, ma prima o dopo lo farò sicuramente. Un successone insomma. 

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