“Incastrati”: la serie di Ficarra e Picone, ironica e provocatoria

I mali atavici della Sicilia e del "siciliano medio" nei sei episodi disponibili su Netflix

Una serie di Ficarra e Picone. Con Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Marianna Di Martino, Anna Favella, Leo Gullotta. Commedia. Italia, 2022-in produzione

Palermo. Due sfortunati tecnici della TV si ritrovano per caso sulla scena di un delitto e per evitare di essere sospettati finiscono per mettersi sempre più nei guai. Il crescendo di eventi e situazioni improbabili li porterà persino a fare i conti con la mafia. 

 

La critica italiana e il pubblico sono rimasti positivamente colpiti da “Incastrati”, la prima serie tv firmata dal duo Ficarra e Picone, disponibile dal 1 gennaio su Netflix, riservandole parole entusiaste e grandi elogi.

Mi spiace ricoprire molto spesso nelle mie recensioni il ruolo di bastian contrario, buttando acqua sul fuoco degli entusiasmi. Anche in questo caso mi sento di condividere solo in parte l’entusiasmo generale. “Incastrati” è un progetto discreto, ma da qui alla decantata perfezione…

Ficarra e Picone confermano una verve comica efficace e incisiva nell’evidenziare limiti e contraddizioni della società siciliana e del “siciliano medio” attraverso una storia sospesa tra il grottesco e il surreale. E non è una novità assoluta, visto che già la commedia del 2017 “L’ora legale” aveva sorpreso il pubblico in positivo in questo senso.

Una commedia degli equivoci convincente, con una prima stagione composta solo da sei episodi (e di minutaggio contenuto). Considero la cosa un pregio: la visione è snella, agile, e gli sceneggiatori evitano di cadere nella tentazione, comune in ambito seriale, di allungare il brodo oltre il dovuto.

Alcuni spunti di riflessione sono interessanti e ironicamente provocatori, come l’insistere sulla corruzione e l’inefficienza nella pubblica amministrazione. Ma quel che manca a “Incastrati” per raggiungere l’eccellenza, secondo me, è una trama consistente. Si gioca sui luoghi comuni, sul non sense e soprattutto sulla tragicomica fatalità siciliana ma non si scende mai davvero in profondità.

La riuscita della serie è legata soprattutto agli sketch dei protagonisti (che si muovono con naturalezza sul set e indossano ormai le consuete maschere come una seconda pelle) e alla bravura dei comprimari.

“Incastrati” non si prende mai davvero sul serio, e riesce e far riflettere sui mali della Sicilia. Il mio consiglio a Ficarra e Picone sarebbe quello di fermarsi qui, considerandola un unicum che non necessita di proseguo. Ma visti i numeri e il successo della prima stagione temo che le mie parole cadranno, come spesso accade, nel vuoto…

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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