“Interruption”: tra realtà e finzione, storia di teatro e teatralità

Yorgos Zois dirige un film artisticamente coraggioso quanto complesso da seguire e comprendere

Un film di Yorgos Zois. Con Alexandros Vardaxoglou, Sofia Kokkali, Pavlos Iordanopoulos, Romanna Lobach, Angeliki Margeti. Drammatico, 109′. Grecia, Francia, Croazia, 2015

Un teatro di Atene ai nostri giorni. In scena si sta rappresentando l’Orestea di Eschilo in un adattamento postmoderno. All’improvviso, in seguito a un breve blackout, un gruppo di giovani in abiti scuri e armati di pistole sale sul palco invitando chi lo desidera a raggiungerli per prendere il posto degli attori. La recita prosegue ma ora le dinamiche sono profondamente mutate.

 

Il teatro è morto. A dirlo, con amarezza mista a rabbia, sono gli stessi attori e addetti ai lavori che a questa forma d’arte hanno consacrato la loro vita.

Purtroppo è un triste dato di fatto: oggi per portare il pubblico in sala servono “volti noti”, interpreti di serie tv, fiction o persino youtuber. E a questa logica – più che a quella del talento – si attengono i direttori artistici, al momento di stilare il cartellone della stagione.

È il trionfo dell’ignoranza e dell’effimero sulla bellezza e sulla cultura, la negazione stessa dell’essenza del teatro. Chissà cosa penserebbero gli antichi Greci, e quale tragedia potrebbero comporre, osservando la degenerazione di questa loro creatura bella e splendente.

Il 23 ottobre 2002 cinquanta ceceni armati presero in ostaggio 850 spettatori all’interno del teatro Dubrovka di Mosca. Inizialmente il pubblico, affascinato dall’ambivalenza del momento, pensò di avere davanti degli attori e che tutto facesse parte della rappresentazione. In momenti tanto cruciali, finzione e realtà, verità e bugie, logica e assurdo si fondono.

Come avrete capito da questa presentazione, “Interruption” di Yorgos Zois non è un film per tutti. La comprensione del messaggio e della storia è complicata, data l’intersezione di metateatralità e finzione (rappresentata dalla messa in scena moderna dell’Orestea di Eschilo).

Interruption si svolge all’interno di un teatro. La parola ‘teatro’ deriva dal greco theatron, che significa luogo in cui vediamo. Il mio è quindi un film sull’atto di vedere. – Yorgos Zois

È come avere davanti agli occhi un reality show teatrale, dove il finale é nelle mani del pubblico, incapace di distinguere tra realtà e finzione. Ma “Interruption” è anche un atto d’accusa nei confronti dell’ignoranza che oggi dilaga, dell’assenza di una coscienza civile e politica, di un pubblico acritico che accetta qualunque cosa, sulla scena come nella vita.

Un film teatrale nel significato più profondo del termine, che però potrebbe risultare alle fine esasperante e retorico anche agli appassionati di teatro, per via della struttura narrativa e registica e della recitazione.

Un film artisticamente coraggioso quanto difficile da vedere. Però qualche volta al pubblico mediamente ignorante farebbe anche bene mettersi alla prova e confrontarsi con qualcosa di diverso dai soliti blockbuster.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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