Dagli Stati Uniti all’Italia: intervista alla scrittrice Baibin Nighthawk

Barbara, in arte Baibin Nighthawk, è laureata in Economia e specializzata in Arte (Martenot Arts Plastiques, Paris). È una consulente aziendale, membro delle associazioni Art of Ink in America Society e FEIMO Contemporary Calligraphy. E ovviamente è anche una scrittrice.

Insieme al co-autore Dominick Fencer ha da poco pubblicato la versione italiana del romanzo “Black Hawk Day rewind. Fotogrammi di un omicidio”, che negli Stati Uniti ha riscosso un ottimo successo.

Conosciamo meglio quest’autrice, che ha scelto uno pseudonimo molto particolare per la sua attività di autrice e considera la collaborazione con un’altra persona un ottimo modo per unire intenti e idee.

Ciao Barbara, è un piacere intervistarti per Parole a Colori.

Come nasce in te la passione per la scrittura?
Credo di avere questa passione nel DNA. Di recente ho messo in ordine i miei quaderni di poesie e di racconti brevi e il primo è stato scritto alle elementari… certo che questo non significa comunque saper scrivere bene.

Barbara in arte Baibin Nighthawk. Perché questo pseudonimo?
Ho lasciato il mio nome di battesimo, ma siccome sono un’amante del volo come il co-autore di “Black Hawk Day Rewind”, abbiamo deciso di darci due nomi di aerei da caccia.

Parliamo del tuo romanzo, “Black Hawk Day Rewind Fotogrammi di un Omicidio”, uscito il 25 ottobre in Italia, a cui hai lavorato insieme a un altro autore, Dominick Fencer. Come è nata questa partnership artistica tra voi?
È un sodalizio nato per gioco durante la business partnership, siamo entrambi consulenti direzionali e durante i viaggi di lavoro Dominick mi ha chiesto di scrivere un thriller. Avevo avuto dei buoni riscontri in diversi concorsi letterari di poesia, ma mai mi sarei sognata di riuscire a scrivere un intero romanzo, a quattro mani, e per di più un thriller. Invece, poiché amo molto il genere spy oltre alla fantascienza, dopo un anno Black Hawk Day Rewind era pronto.

E com’è stato lavorare con un’altra persona alla scrittura del libro? Si sacrifica un po’ dell’iniziativa personale per far funzionare le cose?
Direi di no: con Dominick è facile lavorare in sintonia, siamo complementari e ognuno di noi riesce a dare il proprio contributo senza prevaricare e senza sacrificare le proprie idee. Quando non siamo d’accordo, troviamo sempre una soluzione soddisfacente per entrambi e avendo il senso dell’humor e dell’autoironia tutto diventa più facile.

Il libro, editorialmente parlando, ha una storia particolare alle spalle. È stato pubblicato un anno fa in inglese, e adesso segue la pubblicazione italiana. Ci racconti com’è andata?
L’edizione in inglese ci sta dando molte soddisfazioni ed è proprio per questo motivo che adesso pubblichiamo anche l’edizione italiana. Inizialmente abbiamo deciso di intraprendere quest’avventura negli Stati Uniti perché lo spy thriller è un genere letterario più apprezzato all’estero che in Italia, inoltre la lingua inglese è più “adatta” al genere. Ci piacerebbe molto se “Black Hawk Day Rewind. Fotogrammi di un Omicidio” avesse gli stessi riscontri ottenuti con il pubblico inglese e americano.

Il libro è uscito in Italia da poche settimane. Come valuti, in generale, la situazione editoriale italiana? C’è apertura verso i giovani e le nuove idee? E quanto ha cambiato il panorama l’auto-pubblicazione e il mercato digitale?
L’editoria classica sta soffrendo molto e non solo in Italia, si sta infatti portando a termine un cambiamento epocale attraverso il mercato digitale che le case editrici e le stesse agenzie letterarie non possono più ignorare. L’editoria, come tutti gli altri mercati, è un business e in questo momento i giovani sconosciuti, per quanto dotati e di talento, trovano difficilmente sponsor. L’auto-pubblicazione è un fenomeno molto rilevante negli Stati Uniti anche da parte degli scrittori di successo ed è agli albori in Italia, ma il trend è sicuramente quello di migrare verso il digitale e di arrivare a una forte segmentazione dei generi letterari.

Grazie anche al digitale, i libri di giovani emergenti si moltiplicano. Secondo te esiste una formula magica per sfondare? Il talento, prima o dopo, viene premiato o è anche una questione di fortuna?
Il digitale è una grande opportunità per gli autori emergenti, ma presenta moltissime insidie che non vanno affatto sottovalutate. Il libro è un progetto complesso, deve essere gestito in modo professionale, dal contenuto alla copertina, dal processo di editing al problema della distribuzione, e non ultimo è necessario farsi conoscere e costruirsi una solida reputazione di scrittore. È molto difficile fare tutto da soli se non si ha esperienza. Non esistono formule magiche e non basta avere scritto un ottimo libro per sfondare… Certo, come in tutte le cose, un pizzico di fortuna aiuta! A me piace pensare che poi alla fine i talenti vengano sempre premiati.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Stai già lavorando a qualcosa di nuovo?
Dominick e io stiamo lavorando a diversi progetti: il secondo romanzo della trilogia spy è già in fase di editing; il terzo inizieremo a breve a scriverlo e stiamo anche ultimando tre racconti di fantascienza che poi pubblicheremo separatamente. E dopo… continueremo a scrivere!

E il tuo sogno nel cassetto?
Scrivere, dipingere, volare e avere due cani… veramente un sogno!


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