Intervista a Isabella Mastrodicasa, produttrice e literary manager

Dalla pronvincia di Viterbo a Hollywood inseguendo il sogno di lavorare nel mondo del cinema

Dalla provincia italiana a Hollywood, inseguendo il sogno di lavorare nel mondo del cinema. La storia di Isabella Mastrodicasa, nata a Viterbo, cresciuta sui Monti Cimini, trapiantata a Los Angeles, sarebbe perfetta come trama di un film. Eppure è tutto vero.

Il viaggio coast to coast negli Stati Uniti fatto con la sua famiglia quando aveva nove anni l’ha segnata e indirizzata; la laurea in legge alla Bocconi non ha spento il suo primo amore per il mondo del cinema. A 26 anni Isabella ha lasciato famiglia, fidanzato e amici ed è partita per gli States, con nient’altro che una valigia colorata e tanta voglia di mettersi in gioco.

Dopo un programma in Business and Management of Entertainment alla UCLA, ha iniziato la sua carriera come assistente a Verve – Talent & Literary Agency, per poi lavorare per The Kennedy Marshall Company dopo ha contribuito alla creazione del pluripremiato documentario “Finding Oscar”, co-prodotto da Steven Spielberg.

Da circa due anni Isabella lavora ad Heroes and Villains Entertainment, dove ha iniziato come assistente dei fondatori per poi diventare Film & TV Coordinator, occupandosi di produzione di film e tv, e di management di talenti americani ed europei.

Tra un gelato al pistacchio – di cui va matta! – e un piatto di gnocchi alla Sorrentina abbiamo parlato con lei del percorso che l’ha portata dall’Italia a Hollywood, e che può rappresentare una fonte di ispirazione per i tanti giovani che sognano di fare altrettanto.

 

Diamo il benvenuto a Isabella Mastrodicasa su Parole a Colori. Per rompere il ghiaccio una domanda di rito, per noi: come ti descriveresti usando solo poche parole?

Grazie a voi dell’opportunità! Mi descriverei molto ostinata, una grande romantica con sentimenti profondi verso gli altri e verso la vita, ma anche una bella rompi-scatole.

Dalla provincia di Viterbo a Hollywood per inseguire il sogno di lavorare nel mondo del cinema. Possiamo dire che la tua è la classica storia del sogno americano che si realizza? Una storia che sarebbe perfetta per un film…

Penso che chi nasce con una forte ambizione si ponga sempre nuovi obiettivi, ancora più difficili da raggiungere dei precedenti, per cui io non mi sento mai completamente realizzata. Sicuramente però, guardandomi indietro, mi rendo conto di aver vinto tante piccole, grandi battaglie e di essere arrivata più in alto di quanto effettivamente credessi possibile quando vivevo ancora nella mia cameretta a Soriano nel Cimino.

Quando hai iniziato a “sognare la California”? Dalla tua biografia ho letto che è stato molto importante un viaggio coast to coast che hai fatto quando eri bambina, con i tuoi genitori.

Sì, quell viaggio ha cambiato tutto. Avendo sempre vissuto in un paesino di 7.000 abitanti, quando sono atterrata tra i grattacieli di New York mi si è aperto un mondo, mi sono resa conto di cosa ci fosse al di là dell’orizzonte di casa mia, e nulla è più stato lo stesso.

Prima di prendere il largo per gli States, ti sei laureata in legge alla Bocconi di Milano. Come descriveresti questo capitolo della tua vita? Ti è servito per capire cosa volevi fare davvero “da grande”?

È stato un periodo molto duro, non solo perchè sono andata a vivere lontano da casa e dagli affetti a 18 anni, ma anche perchè c’erano ritmi molto duri, un livello molto alto, aspettative molto grandi, e non sempre era facile legare con i compagni di corso. Per alcuni anni ho provato a vedermi in quella realtà e a pensare a un futuro da avvocato. Il “sogno americano”, però, continuava a farsi sempre più insistente. Una volta laureata, ho messo tutta la frustrazione che sentivo nella scelta di fare un grande salto nel vuoto e trasferirmi a Los Angeles sperando che con tanto lavoro, intelligenza, perseveranza e un po’ di fortuna sarei riuscita ad intraprendere una carriera ad Hollywood.

In generale, quanto è importante studiare e formarsi, per intraprendere la strada del cinema – o qualsiasi altra carriera – secondo te?

Credo dovrebbe essere una priorità nella vita, semplicemente perché ti da due cose che servono come l’aria nel futuro di chiunque: struttura e disciplina.

Dopo la laurea, a 26 anni, ti sei trasferita negli Stati Uniti lasciando affetti e amici. Ci sono stati momenti in cui hai pensato: “Ma chi me l’ha fatto fare”? In cui avresti voluto mollare tutto e tornare a casa? E cosa ti ha spinta a perseverare?

Ci sono state tantissime volte in cui ho pensato “Chi me lo ha fatto fare”, ma sono sempre state di più le volte in cui mi sono sentita fiera del percorso fatto. Un po’ come il detto “Non conta quante volte cadi, ma quante volte ti rialzi”. Il fatto che amo quello che faccio e che ho ancora tanti obiettivi da realizzare mi spinge sempre a rialzarmi e ad andare avanti con più forza e ostinazione di prima.

E in concreto, come ti sei mossa quando sei arrivata negli States? Avevi dei contatti, delle strade da percorrere oppure hai dovuto improvvisare?

Non conoscevo assolutamente nessuno, e l’ultima imagine che avevo della città era quella dei miei vaghi ricordi durante il viaggio che feci con i miei a nove anni. Mi sono iscritta alla UCLA per studiare Business and Management of Entertainment creandomi così un primo obiettivo, ottenendo un primo visto, e vivendo in una realtà abbastanza protetta con altri studenti. Da là non mi sono mai fermata, ho iniziato a studiare la sera e fare stage in varie società durante il giorno finchè le cose non hanno iniziato ad accadere.

Si fa presto a dire: produttrice e literary manager. Ma di cosa ti occupi nello specifico?

Mi occupo di sviluppare la carriera di sceneggiatori e registi, di trovare i “diamanti grezzi” e guidarli step by step nelle loro scelte, leggere le loro sceneggiature e lavorare “gomito a gomito” per rifinirle e poi di venderle a Studios e Networks. Al contempo produco alcuni progetti cercando di mettere insieme i tasselli del puzzle chiamato film.

Qualche aneddoto divertente del tuo lavoro che ti sentiresti di condividere con i nostri lettori?

Sicuramente tutti gli aneddoti legati alle incomprensioni linguistiche e culturali. Ad esempio una volta, quando ero stagista a Verve, venni invitata ad un “pre-game” a casa di un agente durante i Mondiali di calcio. Pensando si trattasse di un ritrovo per vedere la partita, mi sono presentata con la maglietta dell’Italia e dei panini, solo per capire poi che si trattava in realtà di una festa in costume sulla spiaggia e che il “pre-game” è semplicemente un party prima del vero party. Un imbarazzo infinito!

Impossibile non chiedertelo: regista, attore e film che più ti hanno ispirato o segnato nella tua vita?

Sono un’amante dei classici e una grande nostalgica: Fellini, Tornatore, De Sica, Sordi, Monica Vitti, Mastroianni, Audrey Hepburn, Humphrey Bogart, Ingrid Bergman… Potrei continuare per un’ora.

La tua esperienza di vita ti rende sicuramente una voce autorevole in materia. Quali consigli ti sentiresti di dare ai giovani che sognano di intraprendere una carriera nel mondo dello spettacolo e del cinema, dietro o davanti la macchina da presa? Cosa non deve assolutamente mancare per pensare di farcela?

Di tirarsi su le maniche perchè è un settore in cui non solo è difficile entrare, ma è anche difficile rimanere. Di studiare, di essere curiosi, di essere persistenti, ma di farlo con intelligenza. Di avere qualcosa di interessante da dire, e di essere molto rispettosi del tempo altrui.

Dalla provincia italiana a Hollywood… e adesso? Come ti vedi diciamo tra cinque anni? Ci sono altri sogni nel cassetto che vorresti realizzare?

Mi vedo fare quello che già faccio, ma molto più in grande… e magari con un Oscar sulla mia scrivania.

 

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