Intervista all’attore Alessandro Piavani

Al festival londinese Cinema made in Italy ha rappresentato il film "Saremo giovani e bellissimi”

Formatosi come attore teatrale, approdato successivamente sul piccolo e sul grande schermo, Alessandro Piavani è sicuramente un talento italiano da tenere d’occhio.

Ventiquattro anni, nato in provincia di Bergamo, la svolta per lui è arrivata nel 2016, quando ha interpretato il ruolo di Bertolo nella serie tv “I medici – Master of Florence”. Nel 2017 l’esordio al cinema, nella pellicola “Saremo giovani e bellissimi”.

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E proprio il film di Letizia Lamartire – dove Pivani interpreta Bruno, un ragazzo di talento diviso tra l’attaccamento verso la madre madre e i propri sogni – è stato scelto come rappresentante del cinema italiano per la nona edizione di Cinema made in Italy.

Del suo ruolo e dei suoi progetti futuri ho avuto il piacere di parlare con lui, durante la nostra intervista a Londra, pochi minuti prima che “Saremo giovani e bellissimi” venisse presentato al pubblico del festival.

 

Ciao Alessandro. Negli ultimi anni hai lavorato in diverse serie televisive – ricordiamo “I Medici”, “The Little Drummer Girl”, “La mafia uccide solo d’estate”, “La porta rossa 2”. Com’è stato per te il passaggio al mondo del cinema?

È stato un passaggio abbastanza naturale, nel senso che il mio primo lavoro è stato nella serie tv “I Medici”, ma “The Little Drummer Girl” l’ho girata dopo il film “Saremo giovani e bellissimi”. I ruoli diciamo che sono andati via via ingrandendosi, ma di per sé il passaggio dalle serie TV al cinema è stato naturale. Poi, l’ambiente di “Saremo giovani e bellissimi” era fantastico. Per quanto io potessi essere spaventato nell’affrontare per la prima volta un ruolo da protagonista in un film, il fatto che nella troupe tutti fossero molto giovani, la regista in primis, mi ha aiutato molto e mi ha fatto sentire come se stessi facendo un film con i miei amici. È stata un’esperienza bellissima!

Parliamo proprio del rapporto con Letizia Lamartire, alla sua opera prima. Come ti sei trovato a lavorare con lei e come ti ha aiutato a calarti nei panni di Bruno?

È stato bellissimo lavorare con Letizia, soprattutto nella fase di costruzione del personaggio. Ci siamo incontrati per tutta un’estate per lavorare su Bruno, ed è stata lei, ad esempio, che mi ha insegnato a suonare la chitarra visto che è diplomata al conservatorio. Per me è stata una maestra di musica, una regista, una sorella maggiore. Soprattutto all’inizio, quando ero molto nervoso all’idea di affrontare un progetto del genere, Letizia è stata in grado di farmi sentire a casa. Lei è una regista giovane, ha tantissime idee ed è molto talentuosa, per cui sono contento che il film sia arrivato fino a Londra, a Cinema Made in Italy. Conferma le grandi doti di Letizia.

Di Bruno mi ha colpito molto il fatto che sia l’unico uomo in un ambiente di donne – così come tu sei l’unico attore principale tra due attrici protagoniste. Com’è stato costruire questo personaggio all’interno di un contesto fortemente femminile?

Guarda, sarà che io sono l’ultimo di quattro fratelli, di cui due sorelle, sono cresciuto con loro e molto attaccato a mia madre, però io mi sono trovato a casa, questa è la verità. Credo che Bruno, come tutti noi, abbia dentro di sé sia una parte femminile che una maschile, e chissà quanto altro. Per rendere questa sua sensibilità particolare, il fatto di essere anche io circondato da donne mi ha aiutato tanto, rendendo tutto molto naturale. Per me è stato bello affrontare questo personaggio cercando di mostrare questa sua sensibilità che secondo me non è scontata. È stato interessante presentare un personaggio maschile che non è bidimensionale, e che non aderisce a degli stereotipi che ormai dovremmo lasciarci alle spalle.

Si può dire, quindi, che come attore hai sentito subito Bruno vicino, oppure hai dovuto lavorare su certi aspetti per farlo tuo?

Secondo me è stato un po’ e un po’. Soprattutto all’inizio, quando ti approcci a un personaggio o a un casting, il fattore che fa sì che tu ottenga una parte è quello di avere dentro di te qualcosa di vicino al personaggio. Quindi, sicuramente delle caratteristiche di Bruno ce le avevo già dentro di me, come per esempio il fatto di essere stato un adolescente un po’ atipico. Però, ce ne sono tante altre che non mi appartengono. Io sono molto più risoluto. Bruno vive invece questo dissidio interiore – decidere della propria vita o assecondare la madre? – e non riesce a uscire da questa gabbia, dove è vittima ma anche carnefice.

Ti faccio una domanda un po’ provocatoria. “Saremo giovani e bellissimi” affronta temi quali la ricerca della propria identità e la lotta per svincolarsi dal passato, ma a parte questo perché uno spettatore dovrebbe andare al cinema a vederlo?

Be’ io credo che tutti si possano immedesimare in questa storia. Per quanto strano possa essere il rapporto di Bruno con la madre, penso che tanti giovani possano rivedersi in lui, nella sua difficoltà a decidere cosa fare di sé stesso e del proprio futuro. La nostra è una generazione molto sveglia per quanto riguarda le tematiche sociali ma allo stesso tempo vive in un mondo più difficile rispetto a quello dei nostri genitori, dove c’è meno lavoro e ci sono anche meno possibilità. Bruno è un giovane di oggi, cerca di capire cosa vuole veramente dal futuro e se le scelte che fa sono veramente sue oppure imposte – e se sono imposte da chi lo sono? Allo stesso tempo, nonostante la mia età, credo che gli adulti possano rivedersi in Isabella, nel suo proiettare desideri personali sul figlio.

Prima di lasciarci e parlando proprio di futuro, hai qualche progetto in cantiere? Ho letto che ti piacerebbe fare il regista, in futuro…

Io adesso vivo a Londra e sto frequentando la Royal Central School of Speech and Drama, dove sto prendendo un master in recitazione. La mia intenzione è quella di cercare di lavorare in Inghilterra continuando però anche a fare i provini che sto facendo a Roma. Poi, io amo tantissimo il teatro, da cui artisticamente provengo, anche se poi mi sono ritrovato a fare più televisione e cinema perché, soprattutto in Italia, fare teatro per vivere è molto più difficile. Progetti ne ho tanti ma l’obbiettivo comune è quello di fare sempre meglio, cercando di andare avanti senza tornare indietro, ampliando i miei orizzonti e, perché no, dedicarmi alla regia o scrivere uno spettacolo teatrale. Insomma, tante idee la cui realizzazione però, come in tutti i lavori, non dipende solo da me. L’attore lo fa l’occasione, quindi speriamo che ce ne siano tante!

Allora, in bocca al lupo e grazie di essere stato con noi.

Viva il lupo, e grazie a te.

 

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Federica Gamberini
Bolognese di nascita, cittadina del mondo per scelta, rifugge la sedentarietà muovendosi tra l’Inghilterra (dove vive e studia da anni), la Cina, l’Italia e altre nazioni europee. Amante della lasagna bolognese, si oppone fermamente alla visione progressista che ne ha la signorina Lotti, che vorrebbe l’aggiunta della mozzarella. Appassionata di storie, nel tempo libero ama leggere, scrivere, guardare serie TV e film, e partecipare a quanti più eventi culturali possibile.

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