Intervista all’attrice e modella Benedetta Porcaroli

Nella serie Netflix "Baby" interpreta Chiara Altieri. Al cinema ha debuttato in "Perfetti sconosciuti"

È stata rilasciata il 30 novembre su Netflix la prima stagione della serie “Baby”, seconda produzione tutta italiana del colosso di videostreaming. Storia che riprende lo scandalo delle baby prostitute dei Parioli a Roma, ha come giovani protagoniste Benedetta Porcaroli (Chiara) e Alice Pagani (Ludovica).

Su Parole a Colori conosciamo meglio la prima. Nata a Roma nel 1998, ha debuttato in televisione nella prima stagione della fiction con Pietro Sermonti “Tutto può succedere”, al cinema in “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese.

Dal 2013 lavora anche come fotomodella per il marchio Subued, e un’altra delle sue passioni è il canto.

L’intervista è nata riprendendo le risposte dell’incontro alla Festa del cinema di Roma di ottobre.

 

Ciao Benedetta. Iniziamo parlando dell’esperienza televisiva di “Tutto può succedere”. Com’è stato farne parte?

All’inizio è stato un cambio radicale a livello di esistenza, perché cambia la tua visione del mondo e del mondo del lavoro. È stancante talvolta, perché devi rimanere sempre e comunque sul pezzo. Per fortuna tutto questo viene alleggerito quando hai la fortuna di lavorare con persone con cui ti trovi, con cui si instaura un rapporto vero anche al di là del set. Sono stata fortunata ad aver conosciuto tutte persone stimolanti, che mi hanno insegnato tanto e mi hanno aiutato a crescere. Senza di loro non avrei capito tutto quello che ho capito, e così in fretta.

Come si supera la paura del primo ciak?

Il primo ciak è stato un incubo. Il primo giorno di riprese avevo capito che mi venivano a prendere alle 8 invece dovevo essere alle 8 sul set, quindi è stata una corsa sfrenata. Io non avevo idea a cosa andavo incontro. Sono stata catapultata sul set senza trucco, senza nulla, appena arrivata perché eravamo in super-ritardo. Neanche il tempo di realizzare che ero arrivata, subito azione. Ho fatto una corsa, non mi ricordo neppure cos’era.

Nella serie interpreti Federica Ferraro. Come evolve il tuo personaggio nella seconda stagione? Puoi anticiparci qualcosa di quello che vedremo?

Federica inizia la serie che è ancora molto piccola, è abituata che i genitori si occupano di lei, vive nel suo guscio, protetta. Come si è visto nella prima stagione anche nei rapporti con i fidanzati è molto immatura, acerba sotto molti aspetti. quest’anno farà un salto in avanti, diventerà una donna a tutti gli effetti. Anche subendo l’influsso della cugina Ambra (Matilda De Angelis, ndr) per cui ha una stima enorme e che cerca di emulare.

Com’è stato, invece, lavorare a “Perfetti sconosciuti” di Genovese?

È stata una vera e propria rivelazione. Di base il progetto c’era, la sceneggiatura era perfetta, il cast una certezza. Però c’era il rischio di un film statico, girato tutto nello stesso ambiente, intorno allo stesso tavolo. Invece ha avuto un successo inaspettato. È stata un’esperienza stupenda, lavorare con un cast di persone così importanti e umili, capaci di insegnarmi molto. Anche negli ambienti più alti si possono creare rapporti stretti e familiari.

Come sei arrivata a quel film?

In modo classico. Ho fatto il provino e poco dopo mi hanno detto che ero stata scelta.

La cosa più importante che fino ad oggi hai imparato sul set?

L’insegnamento più importante me lo ha dato Alessandro Angelini, uno dei tre registi di “Tutto può succedere”, che una volta mi ha detto di ascoltare i silenzi, perché talvolta comunicano più delle parole. Comunque sul set non impari solo a livello di recitazione, ma anche cose come il rispetto delle persone con cui lavori, che è fondamentale, e l’educazione.

Ci sono differenze tra la recitazione per il cinema e per la tv? Qual è l’approccio di un attore? E soprattutto, preferisci un campo rispetto all’altro?

Nel cinema c’è una grande cura del dettaglio, una preparazione di fondo molto più ampia. Nella televisione viene fatto tutto un po’ più di corsa. Per un attore, però, non credo ci siano differenze. Si sceglie il progetto, che piace e convince, non il mezzo.

Pregi e difetti della popolarità?

La gente ti ascolta di più, ti segue di più. Diventi un punto di riferimento per tanti, volente o nolente. E hai la possibilità di condividere la tua passione. Il difetto è che molto spesso l’attore rischia di diventare un po’ arrogante, proprio in virtù della popolarità che ha. E poi ovviamente il fatto di dover sempre restare concentrato, di non potersi prendere delle pause neanche in caso di stanchezza estrema.

Qual è il tuo rapporto con la musica?

Io ho sempre amato la musica, cantare, sin da piccolissima. È stata la mia prima passione, anche se poi ne ho avute altre. Ho cantato per otto anni; ho fatto quattro anni al conservatorio, poi due anni la solista e infine due anni in un gruppo, cosa che non mi è piaciuta. La musica è un qualche cosa che in quel momento riesce a isolarti, una cosa pura. Una cosa che mi sta bene addosso, sul momento si annienta tutto il resto. Poi purtroppo ho abbandonato, cosa di cui mi sono sempre pentita.

Qual è secondo te il segreto per diventare attore, per farcela?

Penso che non esista un unico percorso, ogni persona trova il suo. Devi essere portato, certo, avere delle doti, come in ogni lavoro. Serve molta passione, molta pazienza, non abbattersi se qualcosa va storto. Perché comunque è complicato, difficile come lavoro, non sai mai esattamente come o perché.

Il personaggio che sogni di interpretare?

Mi piacerebbe molto un ruolo dove emerge il lato combattivo delle donne, la personalità. Un personaggio forte, di carattere, d’impatto, indipendente.

Se non fossi un’attrice saresti?

Ora come ora non sarei nulla. Studierei. Me ne sarei andata magari un anno fuori per imparare bene una lingua e fare un’esperienza da sola, quello mi sarebbe sempre piaciuto. Un lavoro che mi sarebbe sempre piaciuto fare è la giornalista, l’inviata per la precisione, perché mi piace andare nei posti, ispezionare, parlare.

 

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