Intervista all’autrice Antonella Colcer

Incontrare una ragazza che sia riuscita a realizzare il proprio sogno, oggi come oggi, è impresa più unica che rara. Raccontare la sua storia e la sua scalata verso il successo, quindi, ci sembra un bel modo per dare forza a tutti quei giovani che hanno un progetto in corso, magari legato al mondo dell’editoria.

Antonella Colcer è una ventenne piena di grinta e di talento. Nata a Legnago, in provincia di Verona, i ricordi della sua infanzia sono però legati a un piccolo villaggio contadino della Transilvania, circondato da boschi e colline, dove vivevano i suoi nonni materni.

Di mamma romena e padre italo-tedesco, Antonella ama scrivere storie interculturali, ambientate sia in paesi lontani che vicini, che abbiano protagonisti immaginario oppure realmente vissuti, dimenticate dietro il velo del tempo.

Il suo romanzo d’esordio, “Tsuki e Deshu – La vera storia”, è stato scritto in poco più di due mesi ed è nato quasi per caso, dopo che l’autrice aveva visto un video musicale di Marco Mengoni alla televisione.

Ma scopriamo insieme ad Antonella Colcer il percorso che l’ha portata ad entrare nel mondo degli scrittori in questa intervista.

Tsuki e Deshu. La vera storia, Antonella Colcer

Ciao Antonella e benvenuta su Parole a Colori. Inizio andando dritta al punto: con “Tsuki e Deshu” , tuo romanzo d’esordio, sei ufficialmente entrata nel mondo degli scrittori. Come ci si sente?

Ciao Melissa, grazie. Sinceramente, io non mi sento troppo diversa da com’ero prima. Certo, ora c’è la consapevolezza di aver iniziato un nuovo percorso, e la volontà di portarlo avanti. Ma soprattutto sento il dovere e la responsabilità di non deludere i miei lettori. Ho ancora tante storie da raccontare, e la cosa più bella è sapere che là fuori c’è chi ha davvero voglia di conoscerle. Dico questo perché, dopo aver scritto e auto-pubblicato “Tsuki e Deshu”, ho ricevuto inaspettatamente tantissimi messaggi, messaggi bellissimi, scritti da chi ha acquistato e letto il mio romanzo d’esordio, nei quali ciò che spicca non è solo l’entusiasmo nei confronti della mia opera, ma il desiderio, trasformato in vera e propria richiesta, di “averne di più”. Ecco, credo che per un emergente – in qualsiasi campo artistico – non ci sia niente di più bello di questo: realizzare che il proprio lavoro piace alle persone. “La tua scrittura crea dipendenza”, mi è stato detto, e io spero che sia vero.

In una società in cui si legge sempre meno incontrare persone giovani che, oltre ad amare la lettura, sognano di scrivere romanzi è una bella inversione di tendenza. La domanda è d’obbligo: quando è nata la tua passione per la scrittura?

Be’, innanzitutto devo dire che mia mamma, sin da giovanissima, ha sempre letto tantissimo, di conseguenza io sono cresciuta in una casa traboccante di libri – ce n’erano in ogni stanza, persino in bagno. È stata lei, quindi, a farmi avvicinare al mondo della letteratura. Cosa più difficile, invece, è capire come e quando sia nata la mia passione per la scrittura, perché è difficile scegliere un momento preciso e dire: ecco, è allora che tutto ha avuto inizio! Penso sia comunque da ricondurre alla mia infanzia, al tempo delle elementari. Non sono mai stata un’alunna modello, e il mio rapporto con gli insegnanti è sempre stato abbastanza travagliato. Comunque, dopo aver vissuto i primi sei anni di vita a Cluj-Napoca, in Romania, quando sono tornata in Italia non parlavo troppo bene la lingua, e questo faceva stizzire la mia maestra di italiano, perché facevo troppi errori grammaticali. Dopo che la mia maestra aveva insinuato anche che la mia grafia non fosse così bella, mia mamma decise di farmi trascrivere – a mano, ovviamente – pagine e pagine di storielle. Inutile dire che io non ero troppo contenta di trascorrere i miei pomeriggi a fare compiti aggiuntivi, a causa di una critica che non consideravo nemmeno vera. Così, per aggirare l’accusa e ribellarmi a quel sistema che aveva odore di punizione, mi misi a scrivere storie che erano tutta farina del mio sacco. E ogni volta che la maestra assegnava un tema come compito per casa, io ne scrivevo uno in più. Voleva farmi scrivere? Eccola accontenta. Immagina, però, la delusione di sentirmi dire che non ne accettava più di uno alla volta, perché non ne avrebbe letti altri solo per piacere personale, senza darmi il voto. Ci credi che ero arrivata a infilarglieli nella borsa di nascosto?

Che consiglio ti sentiresti di dare a chi sogna di scrivere il suo primo libro? Ci sono dei passaggi obbligati da seguire?

Epitteto diceva: “Se vuoi essere uno scrittore, scrivi”. Credo che nella sua semplicità, questa frase dica tutto. Secondo me, se qualcuno ha qualcosa da dire, deve solamente farlo. Ad un altro aspirante autore, quindi, consiglierei di non limitarsi a sognare, nella speranza che un giorno le cose cambino da sole, perché non è così che va. Per me scrivere significa raccontare una storia seguendo principalmente l’istinto. Non credo ci siano degli passaggi obbligatori, e se ci sono… io non li ho seguiti.

Nel tuo romanzo d’esordio unisci elementi diversi: tradizioni orientali, romanticismo, azione e mistero. Pensi che questo mix sia una delle carte vincenti che ha colpito i lettori?

Sinceramente penso di non avere ancora abbastanza esperienza per poter dire quali siano o non siano le carte migliori per far colpo sui lettori. A me piacciono le storie eclettiche, perché le sento affini al mio mondo interiore. Molto probabilmente ogni romanzo che scriverò avrà una certa dose di interculturalità, e questo può piacere o meno. Ma d’altronde, se la storia colpisce quasi certamente è perché riesce a coinvolgere, a far riflettere e forse in qualche modo anche a rispecchiare l’animo di chi la legge. Poi dipende soprattutto dai gusti personali, e da ciò che si sta cercando in un determinato momento della propria vita. Parlando di “Tsuki e Deshu”, una lettrice mi ha scritto: “Avevo proprio voglia di questo tipo di lettura in questo periodo.”

Come molti altri autori hai deciso di auto pubblicarti, per il tuo esordio. Ci spieghi questa scelta?

L’idea iniziale era quella di immergermi nel mondo della scrittura un poco alla volta, partecipando a concorsi letterari con storie brevi e poi procedere per gradi. Grazie a mia mamma sono però venuta a conoscenza del concorso #ilmioesordio indetto dal sito ilmiolibro.it, dalla casa editrice Newton Compton e dalla Scuola Holden, in collaborazione con l’Espresso e Repubblica. Lei pensava che dovessi assolutamente partecipare, non solo per iniziare a farmi conoscere, ma soprattutto per ricevere giudizi che non provenissero solo da parenti e amici. Io non ero molto convinta, non mi sentivo ancora pronta, ma alla fine ho accettato la sfida. Dopotutto ero – e sono ancora – in quella fase della vita in cui è giusto fare delle scelte e prendersi delle responsabilità, imparare anche a mettersi in gioco per costruire il proprio futuro. Al tempo avevo molti racconti pronti, ma nessun romanzo. Nessuno, a parte “Tsuki e Deshu” che, in quanto romanzo breve, rientrava perfettamente nei parametri del concorso. Di conseguenza ho deciso di partecipare con questo, ma per poterlo fare ho dovuto prima auto-pubblicarlo. Pur non avendo vinto, “Tsuki e Deshu” è arrivato in finale, superando oltre 2.500 opere. Posso dire che è stato un bel trampolino di lancio: ho avuto un feedback inaspettatamente positivo, e adesso chiunque può leggere la mia storia. La strada però è ancora lunga, quindi vedremo.

Facciamo finta di essere su Twitter. Hai solo 140 caratteri per descriverci “Tsuki e Deshu”.

Tsuki e Deshu è la mia risposta a una leggenda giapponese rimasta irrisolta per secoli. Ma non solo. Il vero segreto si trova nell’epilogo.

Non possiamo chiudere questa intervista senza chiederti quali sono i tuoi progetti futuri. Stai già lavorando a una nuova storia?

Sì, sto lavorando a un nuovo romanzo ambientato in America durante il proibizionismo e la grande depressione. Pur avendo tante storie in varie fasi di lavorazione, ho scelto di portare a termine proprio questa dopo aver parlato con Mauro Corona. Considerata la sua grandissima esperienza, ed essendo il mio scrittore preferito, ho deciso di seguire i suoi consigli. Spero di esserne all’altezza.

 

Aspettando di vedere pubblicato anche il secondo romanzo di Antonella Colcer, vi lasciamo con una piccola anticipazione di “Tsuki e Deshu” che, ne siamo certi, saprà conquistarvi e con il book trailer.





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