Intervista allo scrittore Fabio Stassi

Esce per Sinnos "La gamba di legno di mio zio", il suo nuovo albo illustrato per bambini e ragazzi

Fabio Stassi ha esordito nel mondo della narrativa per adulti nel 2006 con “Fumisteria”, edito dalla GBM, ma è nel 2012, con L’ultimo ballo di Charlot, diventato un caso editoriale al Salone del libro di Francoforte prima ancora di essere pubblicato, che ha raggiunto la notorietà.

Ma Stassi si è cimentato nel corso del tempo anche nelle graphic novel e nei libri per ragazzi, pubblicando “La leggenda di Zumbi l’immortale” (Sinnos) e “L’alfabeto di Zoe” (Bompiani), e proprio di questa sua anima “giovane” parleremo con lui nella nostra intervista.

Un’anima che a breve potrà contare su una nuova uscita. Esce infatti per Sinnos il 31 ottobre “La gamba di legno di mio zio”, realizzato con il sostegno del MiBACT e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea”, e illustrato da Veronica Truttero.

 

Ciao Fabio è un piacere averti con noi su Parole a Colori per parlare del tuo ultimo libro per bambini e ragazzi. Prima di tutto, com’è nata l’idea per questa storia?

L’idea di questa storia è nata da un’intuizione di Della Passarelli. Mi aveva sentito raccontare, a un incontro, questa e altre storie della mia famiglia, storie soprattutto di migrazione e di sopravvivenza, e mi ha chiesto se volevo provare a farne un albo illustrato per ragazzi.

Avventure in mare, uno zio con una gamba di legno, una balena enorme… nel libro hai combinato insieme una serie di elementi che fanno pensare ai romanzi d’avventura a “L’isola del tesoro” ma anche a classici come “Pinocchio”. Ti sei ispirato a qualcuno di questi grandi narratori per ragazzi, per la tua storia?

Sono cresciuto soprattutto leggendo i libri di Emilio Salgari, scrittore per il quale continuo ad avere una venerazione. Ma in realtà a ispirarmi, in questo caso, sono state le storie che ho ascoltato da bambino nella mia famiglia. Erano tutti dei grandi narratori orali, e avevano un istintivo senso dell’avventura, forse anche perché le storie che raccontavano erano vere, per quanto le condissero ogni tanto con delle digressioni fantastiche.

E, vista la tua esperienza come scrittore non solo per ragazzi ma anche per adulti, pensi che sia possibile scrivere senza essere in qualche modo influenzati da tutto quello che abbiamo letto o sentito leggere (penso alle favole o ai libri letti ai bambini) in passato?

Ho sempre creduto che siamo i libri che abbiamo letto. È la materia di cui è fatta la nostra voce. Sulla nostra carta d’identità, dovremmo portare, in segno di gratitudine, anche i nomi di tutti gli scrittori che abbiamo amato e che ci hanno formato. Sono loro che ci hanno educato a un’idea di libertà.

Quando ti avvicini alla pagina bianca, ti senti libero da ogni tipo di influenza e ispirato solo dalla tua fantasia, oppure preferisci pensare che la tua immaginazione si combini con il bagaglio che ti porti dietro come lettore, scrittore e persona, per dare poi vita qualcosa di nuovo e di unico?

È sempre un gioco di specchi, di rimandi, di passioni. Tutto è sempre contaminato: la propria esperienza, quella degli altri, una frase o parola che per noi risuona in un certo modo… e poi la musica. La musica che abbiamo ascoltato, quella che vorremmo riprodurre scrivendo.

Le illustrazioni di “La gamba di legno di mio zio” sono di Veronica Truttero. Com’è stato lavorare con lei? Vi siete subito trovati sulla stessa lunghezza d’onda? E pensi che le immagini, soprattutto nel caso di opere per giovani lettori, diano un qualcosa in più rispetto alla sola parola scritta?

Penso che ogni illustratore debba essere libero di attingere al suo mondo, senza interferenze. Per questo non sono voluto intervenire in alcun modo, ma ogni volta che mi mandavano una delle illustrazioni di Veronica Truttero mi sono emozionato. È stato come vedere una storia per me familiare attraverso gli occhi di un altro e scoprirla nuova, e viva. Veronica è stata per me bravissima nel trovare il tono giusto per aprire ogni parola come una finestra. Mi ha fatto un grande regalo.

Il pubblico ti conosce come autore di romanzi per adulti ma in realtà “La gamba di legno di mio zio” non è il tuo esordio nella narrativa per bambini e ragazzi. Cosa ti ha spinto a percorrere anche questa strada? E trovi che ci siano differenze, tra scrivere per un pubblico adulto e per un pubblico giovane?

Non saprei, in tutta sincerità. Cambia forse la lingua, ma ho sempre ritenuto che ai bambini si debba parlare come a delle persone adulte, ma spesso è anche valido il contrario. Quello che mi colpisce dei bambini è la loro esperienza anteriore che hanno di tutte le cose.

Il libro arriverà nelle librerie a fine ottobre. E adesso? Cosa dobbiamo aspettarci da Fabio Stassi? Stai già lavorando a qualche nuova storia?

Ho appena terminato una nuova storia di Vince Corso, il mio libroterapeuta che risolve dei piccoli misteri attraverso la letteratura. Uscirà per Sellerio, credo a inizio anno nuovo, e naturalmente ne sono insieme spaventato e contento. Grazie a tutti, davvero

 

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