Quest’anno alla Biennale di Venezia non ci siamo occupati solo di cinema, ma anche di… biciclette! Abbiamo infatti incontrato Antonio Rapisarda, direttore di Ofo Italy, e Hilary Shi, Global PR Manager di Ofo.

Ma cos’è Ofo? È una società di bike sharing, ovvero noleggio biciclette, ormai famosissima in Cina. Le bici giallo canarino sono pratiche e molto diffuse, per sbloccarle basta una semplice app e una volta finito l’utilizzo possono essere lasciate ovunque – nel rispetto degli spazi altrui, si intende.

Il bike sharing in Cina va oggi molto di moda. Le società che offrono servizi di questo tipo – alcune su scala locale, altre globale – sono diverse; la formula del successo è sempre la stessa: bici, app e parcheggio libero.

Cosa ci fa Ofo alla Biennale di Venezia?

Antonio Rapisarda: Il nostro interesse è agevolare gli spostamenti dei partecipanti ai festival culturali. Speriamo di offrire i nostri servizi durante la prossima edizione della Biennale, naturalmente dopo aver preso accordi con il comune. In un festival così grande, per spostarsi da un evento a un altro o si deve prendere un taxi o si deve camminare molto: sarebbe davvero più comodo poter semplicemente montare in sella!

Pensate che la formula di Ofo potrebbe funzionare? L’Italia non è la Cina, e purtroppo le cose pubbliche vengono spesso danneggiate o rubate.

Hilary Shi: Credo che la questione sia educare le persone a utilizzare le biciclette nel modo giusto. È un processo lungo, e per questo stiamo cooperando anche con le autorità locali. Inoltre, stiamo migliorando il sistema di sicurezza delle bici, cioè blocco e sblocco tramite scan o codice, perché il vandalismo è diffuso ovunque.

Progetto-Biennale a parte, l’idea è uscire dai confini cinesi per esportare il modello ovunque?

Hilary Shi: Sì, siamo una global firm, pensiamo che nel mondo ci sia un gran bisogno di bike sharing, e al momento siamo presenti in vari Paesi. Fondata nel 2014, Ofo da subito ha guardato al mercato globale e dal 2016 è arrivata in Gran Bretagna, Stati Uniti, Singapore, e adesso anche Kazakistan, Tailandia, Malesia, Austria, Italia e entro la fine di settembre in Giappone. Speriamo di essere presenti in venti paesi entro la fine del 2017.

Antonio Rapisarda: Stiamo per iniziare i nostri servizi a Milano con quattromila biciclette. Quindi se ti troverai a viaggiare a Milano prossimamente potrai usufruire delle Ofo come in Cina, con la stessa app cinese o anche con quella internazionale, vanno bene entrambe. E ci tengo ad aggiungere che le nostre bici vengono adattate al mercato di destinazione, cioè per il mercato europeo, per esempio, sono state costruite più alte per adattarsi alla struttura fisica degli europei.

Pensate che le città italiane siano pronte per accogliere le vostre bici? Dal punto di vista urbanistico, ad esempio, molte non hanno sufficienti piste ciclabili.

Antonio Rapisarda: Come noi ci adattiamo a loro, così le città si adattano a noi. A Milano è stato già fatto parecchio, l’amministrazione del sindaco Sala sta costruendo nuove piste ciclabili e moltissimi punti dove poter parcheggiare le Ofo – e stiamo anche sviluppando un metodo di parcheggio tecnologico, ma ancora è presto per parlarne… È una collaborazione per raggiungere l’obiettivo comune di sostenibilità ambientale, perché con i nostri spostamenti quotidiani in bici invece che in auto possiamo fare già molto.

Hilary Shi: Inoltre, non ci limitiamo solo al servizio di bike sharing, ma vogliamo anche offrire servizi di consultazione e city planning per le città nelle quali siamo presenti. Per esempio a Singapore già collaboriamo attivamente con le autorità municipali per migliorare la città.

Collaborate anche con partner più piccoli nei Paesi esteri?

Hilary Shi: Per il momento no, di solito lavoriamo con le autorità urbane e gli organi di city planning. Ma la differenza tra Ofo e gli altri è che noi siamo una open platform, il che significa che siamo aperti a ogni tipo di collaborazione, quindi accogliamo chiunque sia interessato a unirsi al nostro network e a sviluppare progetti di bike sharing.

 

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Valeria Lotti
Originaria della provincia di Roma, vive tra l'Europa e la Cina, coltivando la sua passione per lo studio di società e culture. Dottoranda a Berlino, ama scrivere di cinema, viaggi e letteratura. Si ritiene democratica e aperta alla critica, purché non sia rivolta ai libri di Harry Potter.

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