“Jane Seymour. La regina più amata”: recensione del romanzo di Alison Weir

Beat pubblica il terzo romanzo della serie dedicata alle sei regine Tudor, tra storia e dramma

È uscito in libreria a metà ottobre Jane Seymour. La regina più amata, il terzo romanzo della serie che Alison Weir ha dedicato alle sei regine Tudor. In Italia i romanzi sono editi da Beat, mentre nel Regno Unito manca all’appello soltanto l’ultimo (che arriverà il 13 maggio).

Cresciuta a Wulfhall, una tenuta immersa nella campagna del Wiltshire, la giovane Jane Seymour coltiva una sola aspirazione: prendere i voti e ritirarsi in un monastero. Giunta ai diciotto anni, tuttavia, capisce che la vita monastica non è il suo destino e grazie all’intercessione di un lontano cugino, sir Francis Bryan, viene mandata a corte come damigella della regina Caterina d’Aragona.

Le giovani donne al servizio della regina sono nel posto giusto per trovare un buon marito, ma Jane, con la sua pelle diafana, gli zigomi poco pronunciati e il naso troppo grosso si sente invisibile agli occhi degli uomini di corte. Di certo lo è davanti a re Enrico, il cui sguardo sembra non riesca a staccarsi da un’altra damigella, la maliziosa Anna Bolena. Non passerà molto tempo prima che scoppi lo scandalo: re Enrico ripudia Caterina per sposare Anna, provocando una drammatica scissione con la Chiesa.

Jane diventa dama di compagnia della nuova regina, ed è in quelle vesti che, per la prima volta, il sovrano la nota: se Anna è brillante ma spesso aggressiva, Jane è, al contrario, dolce e pacata. Un balsamo per l’animo ferito dell’inquieto Enrico. Sollecitata a ricambiare l’affetto del re e guadagnarne il favore per la sua famiglia, Jane verrà, suo malgrado, coinvolta in un pericoloso gioco politico e trascinata al centro dei drammatici eventi che segneranno la Riforma e decreteranno la caduta di Anna Bolena.

Chi, come la sottoscritta, ha una certa predilezione per i romanzi storici e per l’Inghilterra avrà con molta probabilità letto almeno una decina di volte dell’ascesa di Anna Bolena e poi della sua caduta, conoscerà a memoria la vicenda di Caterina d’Aragona, e delle principesse Maria ed Elisabetta. A partire dalla terza moglie di Enrico VIII, invece, le cose si fanno un po’ più nebulose.

I loro nomi e la fine che hanno fatto è cosa nota, ma quando ci si addentra nei dettagli delle loro biografie ci si accorge di saperne molto poco. Probabilmente perché Anna, Caterina ed Enrico sono personaggi così drammatici, che tendono a mettere in ombra tutti quelli che sono venuti dopo (pensate solo che, nella serie “I Tudor”, di quattro stagioni complessive a loro ne sono dedicate ben due).

Alison Weir, invece, ha deciso di dedicare uguale spazio a tutte e sei le mogli del re, dando loro la parola una dopo l’altra e ampliando l’affresco complessivo del periodo con punti di vista che potremmo definire insoliti.

In “Jane Seymour. La regina più amata” (ma perché l’originale “The Haunted Queen” che alla lettera significa la regina tormentata, la regina inquieta è stato tradotto così?) facciamo quindi la conoscenza approfondita della terza moglie, una donna virtuosa, credente senza essere fanatica, con un temperamento accomodante, gentile e altruista. E ovviamente della sua famiglia.

I Seymour avranno sicuramente sfruttato l’ascesa della figlia/sorella per fare carriera e assicurarsi ricchezze e titoli, ma se li confrontiamo con i Bolena, di cui tanto si è scritto, ci sembrano comunque una famiglia tutto sommato normale. L’affetto dei genitori per Jane, ad esempio, emerge chiaramente dalle pagine, così come il forte legame tra lei e i fratelli e le sorelle.

La fine di questa donna di neppure trent’anni, che muore solo dodici giorni dopo aver dato al re quello ciò che ha bramato per tutti gli anni del suo regno, un erede al trono, è estremamente triste. Dopo aver chiuso il romanzo si prova un forte senso di perdita, e di sconforto. Ma il gioco del potere non permette di versare troppe lacrime. Avanti un’altra.

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