“Jeanne du Barry”: Johnny Depp re ammaliatore nel film di Maïwenn

L'epopea dell'amante di re Luigi XV brilla per scenografia e costumi, ma lascia poco altro

Un film di Maïwenn. Con Johnny Depp, Maïwenn, Melvil Poupaud, Pierre Richard, Pascal Greggory. Drammatico, storico. Francia 2023

Jeanne, figlia del popolo avida di sapere le cose del mondo, divora libri e sogna la scalata sociale. Seduttrice incallita nel secolo libertino, cavalca irresistibili attrazioni e incontra il duca du Barry. È lui a trarre indebito vantaggio dalla sua bellezza insolente, introducendola nei salotti mondani e “offrendola” a Versailles, dove si impone come la favorita di Luigi XV. La costernazione della famiglia reale è grande ma niente può contro i sentimenti e quel suo imprevedibile temperamento che deflagra il paesaggio cortigiano, abbatte il conformismo e innamora perdutamente il sovrano. Un re che dietro la maschera impassibile, non si rassegna agli inchini, ai riti grotteschi e alle ipocrisie che ingombrano i suoi saloni. Per averla accanto, Luigi XV le organizza un matrimonio di convenienza e le compra un titolo con la collana di diamanti. La nobile cortigiana du Barry “regnerà” il tempo di un amore, spento dal vaiolo e dalla Storia che avanza fuori campo.

 

Quegli sguardi ammiccanti dritti in camera di Johnny Depp, che interpreti un pirata o il re di Francia, funzionano sempre: la forza di “Jeanne Du Barry” di Maïwenn è in buona parte questa, unita ad ambientazioni, scenografie, costumi e fotografia incantevoli.

Il film d’apertura del 76° Festival di Cannes sorprende, come tutti si aspettavano, anche se non per il suo linguaggio e per la storia che narra.

L’epopea della favorita di re Luigi XV alla corte di Versailles nel XVIII secolo, poco prima che la Rivoluzione francese travolga quel mondo, scritta, diretta e interpretata da Maïwenn (Mon roi – Il mio re), è sviluppata attraverso una riduzione al minimo dei dialoghi in favore delle immagini e di una narrazione visiva in perenne movimento. Gli interpreti si spostano di continuo, da una parte all’altra delle raffinate stanze, da un ambiente all’altro del sontuoso palazzo reale.

Le scene più statiche dovrebbero essere anche quelle emotivamente più pregnanti, ma Maïwenn sembra voler sfuggire a tutti i costi questo aspetto per dare rilievo alle figure. E quelle dei due protagonisti, re e cortigiana, appaiono affascinanti e carismatiche, a discapito però di una storia che non riesce ad emozionare fino in fondo.

La riduzione dei dialoghi costringe a ricorrere a un voice over a volte eccessivo e didascalico, e riduce la possibilità di empatizzare con i personaggi. Il risultato è comunque un originale affresco post-moderno di un’epoca che, nonostante sia stata rappresentata al cinema innumerevoli volte, non annoia (quasi) mai, sebbene qui si scada talvolta in un manierismo un po’ eccessivo.

La figura di questa Contessa, eccentrica amante della letteratura e della bellezza, favorita del re in una corte frivola, pettegola, imbellettata, scandita da cerimonie al limite dell’imbarazzante ne esce fulgida proprio come doveva essere nelle intenzioni della regista. E al progetto giovano le doti di Johnny Depp, affabulatore autorevole e ancora dotato di un suo fascino.

“Jeanne Du Barry” resta però un film che, al di là della prima seduzione, non lascia molto altro e non riesce a dire quasi nulla sui tanti temi che, di fatto, sfiora con leggera noncuranza, come il giudizio sociale, la discriminazione di ceto, di razza e di genere e le tante similitudini tra quell’epoca, storicamente così significativa, e i nostri giorni.

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Vania Amitrano
Laureata in lettere. Giornalista appassionata di arte, letteratura e soprattutto cinema.

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