“John Wick 3”: l’epico ritorno di Keanu Reeves nei panni dell’uomo nero

Il terzo capitolo della serie punta su azione e adrenalina, ma la trama risulta anche più forte

Un film di Chad Stahelski. Con Keanu Reeves, Halle Berry, Ian McShane, Asia Kate Dillon, Jerome Flynn, Ruby Rose. Azione, 130′. USA 2019

John Wick, killer infallibile ritiratosi dal “mestiere” ma tornato forzatamente a uccidere, è stato scomunicato dall’Alta Tavola, consesso internazionale di assassini. Sulla sua testa pende una taglia da 15 milioni di dollari, che attira l’attenzione di tutti i peggiori individui in circolazione.

 

Dopo due capitoli spietati, di cui il secondo in larga parte ambientato a Roma, Keanu Reeves torna nei panni dell’uomo nero in “John Wick 3”, una pellicola nel segno dell’azione e dell’adrenalina.

Il film è contraddistinto da lunghe sequenze d’azione, prevalentemente senza musica, scandite da urla, colpi di pistola e vibrazioni di coltelli, che fanno sì che si inserisca alla perfezione nella saga. I combattimenti, però, risultano più belli che in passato e fanno sempre sentire chi guarda sul filo del rasoio.

Una scena in particolare resta impressa, quella che si svolge a Casablanca e che vede combattere al fianco di John Sofia (Halle Berry) e due cani da guardia, addestrati in modo incredile. Durante la sequenza, di oltre dieci minuti, i nostri eroi affrontano un centinaio di uomini.

La storia di John Wick, aka “l’uomo nero”, si fa più ricca – così come la sceneggiatura – tra l’ombra lunga dell’Alta Tavola, che lo scomunica per essere venuto meno a una delle loro regole ferree, e scorci del suo passato rivelati via via.

La fotografia del film è molto curata, visivamente sorprendente, una spanna al di sopra a quella degli altri due. La regia di Chad Stahelski punta molto sull’azione e sul ritmo, e anche l’assenza di musica in alcune scene cruciali risulta una scelta azzeccata, coraggiosa e funzionale alla riuscita del progetto.

Nonostante l’occhio di bue perennemente puntato su Keanu Reeves, profondo e impeccabile in questo ruolo che dopo tre volte gli calza a pennello, la storia regala il giusto spazio anche agli altri personaggi, secondari soltanto di nome.

 

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Sofia Peroni
Classe 1996, marchigiana d’origine, studia comunicazione a Roma e ha trovato il modo di coniugare la passione per il cinema e quella per la scrittura... Come? Scrivendo sul e per il cinema dal 2015. Ha all'attivo diverse esperienze sul set, con registi del calibro di Matteo Garrone, e sogna un giorno di veder realizzato il suo film.

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