“Karmalink”: un film audace, dove Buddhismo e sci-fi si mescolano

In un futuro prossimo, in Cambogia, due giovanissimi si mettono alla ricerca di un tesoro

Un film di Jake Wachtel. Con Srey Leak Chhith, Leng Heng Prak, Sahajak Boonthanakit, Cindy Sirinya Bishop, Rous Mony. Drammatico, 102′. Cambogia, USA 2021

Phnom Penh, in un futuro prossimo. Un adolescente si allea con una brillante ragazzina senzatetto del suo quartiere per risolvere il mistero dei sogni delle sue vite passate. Quel che inizia come una caccia a un tesoro buddista presto si trasforma in una scoperta più grande che potrebbe portare a una rivelazione digitale o a una totale perdita di identità.

 

L‘idea creativa di partenza di “Karmalink” di Jake Watchel, che si evince a partire dal titolo, ovvero mescolare fantascienza e filosofia buddhista era sicuramente affascinante, stimolante e originale. Bella sfida anche quella di ambientare un film del genere in Cambogia.

Il film d’apertura della 36° Settimana Internazionale della Critica a Venezia 2021 è sicuramente coraggioso, sperimentale, audace nel voler tenere insieme tecnologia e tradizione, sviluppando il tema della reincarnazione in una cornice futuristica non troppo lontana da noi.

Paradossalmente, la maggiore criticità di “Karmalink” sta proprio nell’eccesso di originalità, che finisce per penalizzare il risultato finale.

L’ambizione autoriale di Wachtel e degli altri due sceneggiatori – strizzare l’occhio agli sci-fi movies internazionali rispettando e onorando al contempo usanze e credo buddhista e dando alla storia una precisa connotazione locale e culturale – ha portato a un intreccio caotico, piuttosto dispersivo, alla lunga privo di una chiara identità.

Lo spettatore è indubbiamente incuriosito dall’originalità della storia, dagli spunti filosofici e spirituali e dall’ambientazione cambogiana, ma l’effetto sorpresa si riduce via via, anche a causa di un ritmo narrativo troppo altalenante e di alcuni passaggi della sceneggiatura retorici e/o inutili.

Al regista Jake Wachtel è riuscito solamente a tratti il compito – difficile, bisogna ammetterlo – di armonizzare le due anime della sua pellicola. La sensazione finale, non troppo piacevole, è quella di trovarsi davanti due film in uno.

A convincere di più è sicuramente la parte fantascientifica, che possiamo vedere come una riscrittura orientale del celeberrimo “I Goonies”, dove i due protagonisti sono credibili, naturali e talentuosi. Inverosimile e troppo pedagogica, invece, la parte filosofico/tecnologica. 

Insomma, “Karmalink” è un film riuscito a metà ma che io vi consiglio comunque di vedere. Il coraggio artistico del regista e il potenziale creativo e narrativo della sceneggiatura, oltre alle location naturali uniche e magiche, meritano il prezzo del biglietto. 

 

Il biglietto da acquistare per “Karmalink” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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