“L’amant d’un jour”: storie di amori passeggeri in bianco e nero

Philippe Garrel chiude la trilogia dei sentimenti con una storia a tre, semplice ma avvolgente

Un film di Philippe Garrel. Con Éric Caravaca, Esther Garrel, Louise Chevillotte. Drammatico, 76’. Francia, 2017

 

Per quanto il cinema ci provi dalla notte dei tempi, rappresentare tutte le sfumature dell’amore è difficile, se non impossibile. Si tratta di un sentimento noto a tutti, ma che continua a stupire, spiazzare, devastare persino.

Philippe Garrel, forte della sua esperienza come autore e regista, ha deciso di unirsi al club e raccontare l’amore e le conseguenze che ha su chi decide di buttarsi.

Personalmente non conoscevo Garrel, ma dopo aver visto “L’amant d’un jour”, presentato nella sezione Quinzaine del Festival di Cannes, mi sono reso conto della gravità di questa mia mancanza.

Il film chiude la trilogia iniziata co “La jalousie” (2013) e proseguita con “L’hombre des femmes” (2015).

Qui protagoniste sono tre declinazioni dell’amore, quanto mai attuali: quello paterno, quello ferito dopo la fine di una storia, quello romantico di un uomo di mezza età per una donna più giovane.

Gilles (Caravaca) professore di filosofia ama Ariane (Chevillotte), la sua giovane allieva.

Ariane ha l’età di sua figlia Jeanne (Garrel), che fuori da un portone piange tutte le lacrime del mondo. Lasciata bruscamente dal fidanzato, ripara nella casa di suo padre e si lega ad Ariane che ne custodisce i segreti e la salva da un tentativo di suicidio.

Jeanne ricambia l’affetto dissimulando le infedeltà di Ariane. Tra promenade notturne e l’amore nelle toilette, Gilles, Ariane e Jeanne amano, tradiscono, feriscono e sono feriti. Poi col tempo il dolore passa e si ricomincia.

“L’amant d’un jour” è un film caldo, intenso, delicato ma potente nel raccontare ed evidenziare quanto l’amore paterno sia più forte di qualunque passione passeggera.

Garrel porta lo spettatore all’interno di una storia semplice ma avvolgente, facendogli respirare appieno l’atmosfera, la forza dei sentimenti e il pathos.

La sua regia è raffinata, curata, pulita, esperta e attenta nel costruire un triangolo in cui passione e sentimenti si alternano in modo armonioso e affascinante.

Gilles ama Ariane, Ariane ama Giles eppure questo non basta a soddisfare il desiderio di lei, che tradisce. Nel 2017, un uomo è in grado di amare una donna libertina? Di perdonare uno o più tradimenti in nome dell’amore?

Garrel lancia anche domande provocatorie di questo tipo al suo pubblico, che non potrà non dividersi a riguardo.

Il cast è di assoluto livello, credibile nei ruoli. I tre protagonisti mostrano grande alchimia umana e artistica.

“L’amant d’un jour” ha ottenuto il Premio SACD dei giornalisti francesi al 70° Festival di Cannes, e riteniamo che sia solamente il primo di tanti premi che Philippe Garrel e il suo film riceveranno.

 

Il biglietto da acquistare per “L’amant d’un jour” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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