“L’educazione di Rey”: un esordio sorprendente, dallo stile neo-realista

Santiago Esteves dirige un film amaro e crudo quanto sincero, che emoziona e spinge a riflettere

Un film di Santiago Esteves. Con Germán de Silva, Matías Encinas, Walter Jakob, Esteban Lamothe, Martín Arroyo. Drammatico, 96′. Argentina 2017

Il giovane Reynaldo, alias “el Rey”, viene introdotto dal fratello nella Mala di Mendoza. Qualcosa va storto però la notte in cui El Rey è chiamato a far un colpo in un ufficio notarile e scatta l’allarme. I suoi due complici vengono catturati da una volante, lui con la refurtiva riesce a scappare. Nella fuga cade in un giardino distruggendo una serra. Il padrone di casa, Vargas, una guardia giurata in pensione, lo ammanetta ma poi gli offre riparo. Il mattino seguente, gli propone un accordo: non lo denuncerà alle autorità a patto che lui ripari ciò che ha rotto in giardino.

 

Si dice comunemente che il futuro appartiene ai giovani. Certo, per rendere queste belle parole una realtà servirebbero azioni concrete da parte dei governi. Perché oggi, purtroppo, privati del sostegno di famiglie e istituzioni, con poche speranze di poter “avere in dote” un mondo migliore, i giovani sono soprattutto costretti a crescere troppo presto.

E qualcuno si perde, finendo per ingrossare le fila della microcriminalità. Come succede a Reynaldo detto “el Rey”, protagonista del film “L’educazione di Rey” del regista esordiente Santiago Esteves.

Un film amaro e crudo quanto sincero nel raccontare lo stato di degrado e povertà in cui vivono i giovani argentini oggi, lo spudorato e violento avanzare della criminalità, il coinvolgimento delle forze dell’ordine.

Esteves è coraggioso e talentuoso nello scrivere una storia di finzione caratterizzato da uno stile narrativo e registico di stampo neo-realista. La sceneggiatura – ricca di colpi di scena – trasmette con incisività allo spettatore quel senso di fatalismo che attanaglia il giovane protagonista, incapace di fuggire dal proprio drammatico destino.

“L’educazione di Rey” è chiaramente l’antitesi di una favola a lieto fine, eppure guardando si spera fino all’ultimo che il finale non sia scritto, che per Reynaldo le cose possano andare in modo diverso.

Il film è talmente ricco di spunti che, paradossalmente, la scelta finale di realizzare un film e non una serie risulta penalizzante (si nota che alcuni passaggi sono stati semplificati, alcuni personaggi dal grande potenziale ridotti al ruolo di meri comprimari).

Germán de Silva e Matias Encinas formano un’inedita quanto riuscita coppia artistica, rivelandosi a loro agio nei rispettivi ruoli anche grazie all’evidente alchimia umana nata sul set.

“L’educazione di Rey” è complessivamente un film consigliato, che offre emozioni ma anche la possibilità di riflettere sul fatto che, per cambiare il mondo, sia prima necessario garantire un futuro ai giovani.

 

Il biglietto da acquistare per “L’educazione di Rey” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio (con riserva). Ridotto. Sempre. 

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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