“L’estate addosso”: giovani invincibili nel periodo che precede l’età adulta

Gabriele Muccino prova a tenersi al passo coi tempi e con i cambiamenti, ma con scarso successo

Un film di Gabriele Muccino. Con Brando Pacitto, Matilda Anna Ingrid Lutz, Taylor Frey, Joseph Haro, Guglielmo Poggi. Commedia, 103′. Italia 2016

Estate dei 18 anni. Marco parte per gli Stati Uniti ma l’amico che gli ha trovato ospitalità a San Francisco offre la stessa opportunità anche a Maria, una sorta di suora laica diciottenne che Marco vede come un tremendo accollo. A San Francisco li aspettano Matt e Paul: una coppia gay, per lo sconcerto della bacchettona Maria. Nonostante le premesse, fra i quattro ragazzi si instaurerà un sodalizio che avrà i colori caldi dell’estate e il sapore di eternità di certe vacanze giovanili apparentemente infinite.

 

Lo scorso inverno scrissi con molta chiarezza, dopo aver visto lo sciagurato “Padri e figlie”, che Gabriele Muccino avrebbe fatto bene a chiedersi cosa volesse fare “da grande” e quale indirizzo dare alla sua carriera, che sembrava involuta e destinata a una fine anticipata dopo la svolta americana.

Intorno a “L’estate addosso”, suo ultimo lavoro in ordine di tempo, c’era grande curiosità. Sulla carta il film doveva strizzare l’occhio da un lato al genere indie dall’altro al racconto di formazione giovanile.

Togliamoci subito il dente: Muccino è evidentemente invecchiato – il tempo scorre impietoso per tutti, registi compresi – e non ha quella sensibilità da insider che serve per descrivere i nati a ridosso dell’anno 2000.

Se come narratore delle nevrosi e delle insicurezze della generazione dei 30enni di un tempo è stato bravo, e “L’ultimo bacio” rimane in questo senso un cult, adesso farebbe meglio a passare la palla ad altri e concentrarsi su idee diverse.

La sua idea di realizzare una versione young adult e 2.0 di “Stand by Me – Ricordo di un’estate” (1986), portando lo spettatore a conoscere l’inquieto Marco (Pacitto) nell’estate della Maturità, è fin da subito poco incisiva sul piano narrativo e poco approfondita su quello sociologico ed esistenziale.

Amicizia, amore, sessualità, cambiamento sono tutte tematiche affrontate dalla pellicola, ma con uno stile banale e stereotipato, e con un tono new age poco felice.

Unica nota positiva, a mio avviso, è la giovane Matilda Lutz, che sebbene ancora acerba e inesperta sotto molti punti di vista, dimostra discrete potenzialità e una buona presenza scenica che usciranno fuori nel futuro in ruoli di maggiore spessore.

La regia di Gabriele Muccino è dignitosa, pulita, ma lontana da quel talento un po’ visionario che ha caratterizzato i suoi primi anni.

Ci si scopre adulti quando si smette di sognare, quando si diventa cinici e disillusi. E forse allora, prima di andare incontro a questa triste – e inevitabile? – trasformazione, è auspicabile trascorrere un’estate indimenticabile che oltre a rappresentare un rito di passaggio rimanga anche con noi come dolce e malinconico ricordo.

 

Il biglietto da acquistare per “L’estate addosso” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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