“L’uomo delfino”: la vita avventurosa e subacquea di Jacques Mayol

Il documentario di Lefteris Charitos unisce materiale video, foto e contributi di parenti e amici

Un film di Lefteris Charitos. Con Jacques Mayol, Jean-Marc Barr, Umberto Pelizzari, Dottie Mayol. Documentario, 78′. Grecia, Francia, Canada, Giappone 2017

Nato a Shanghai nel 1927 da padre architetto francese, il primatista di immersione in apnea Jacques Mayol, giramondo, tuttofare, seduttore, studioso di comportamento dei mammiferi marini e curioso di spiritualità zen, ha tutte le caratteristiche per essere l’oggetto di una monografia per immagini. E il suo nome infatti ha conosciuto un picco di popolarità con “Le grand bleu”, il film di Luc Besson campione di incassi al box office francese. Il documentario di Charitos ne rievoca l’avventura esistenziale attraverso materiale d’archivio e testimonianze di parenti e amici.

 

Sono un siciliano atipico: detesto il caldo, evito il mare, soffro l’estate. Ciò nonostante ho sempre nutrito grande ammirazione e stima per le imprese compiute da Enzo Maiorca in fondo al mare. Ai miei occhi di bambino e poi di ragazzo, Maiorca appariva invincibile.

Ciò che invece non sapevo, fino ad oggi, è che esistesse in Francia un personaggio analogo, carismatico e spaccone, capace di andare oltre la propria disciplina sportiva. Enzo Maiorca era il rigore e la disciplina, Jacques Mayol la sua nemesi, ma comunque capace di riscrivere le regole delle immersioni in apnea, diventando una celebrità a tutto tondo.

“L’uomo delfino” è un toccante omaggio all’uomo prima che all’atleta, un documentario con l’ambizione narrativa e registica di raccontare il campione da una inusuale prospettiva. Peccato che cerchi di farlo attraverso una sceneggiatura dispersiva e discontinua, che ha diversi passaggi a vuoto.

Mayol aveva un rapporto simbiotico con il mare, si sentiva vivo e realizzato solamente quando era in apnea. Da bambino rimase colpito dai delfini, e da adulto se ne occupò in prima persona. Nomade del mare, seduttore, avventuriero, icona, non riuscì mai a costruirsi una vera stabilità.

“L’uomo delfino” piace ed emoziona quando si alternano sullo schermo le foto e i video della vita di Mayol, magistralmente accompagnate dalla voce narrante di Jean-Marc Barr. I contributi di parenti e amici, sotto forma di intervista, invece, aggiungono poco.

Il documentario di Lefteris Charitos ha il merito di rimandarci l’immagine sfaccettata di un uomo che ha vissuto una vita al massimo, oltrepassando i propri limiti e quelli imposti dalla scienza. Un uomo che ha deciso, nel 2001, di uscire di scena a suo modo, spiazzando ancora una volta tutti quanti.

 

Il biglietto da acquistare per “L’uomo delfino” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio*. Ridotto. Sempre.

 

Previous article“Paradise – Una nuova vita”: una black comedy italiana convincente
Next articleIntervista a Beatrice Maffei, autrice della raccolta “Amore, vinile e polvere”
Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here