“La caccia”: l’opera seconda di Marco Bocci, ritratto di un presente avvilente

Un film interessante, sospeso tra horror gotico, racconto grottesco e critica sociale

Un film di Marco Bocci. Con Laura Chiatti, Filippo Nigro, Paolo Pierobon, Pietro Sermonti, Peppino Mazzotta. Drammatico, 100′. Italia 2023

Quattro fratelli (tre maschi e una femmina), che non si incontravano da molti anni, si ritrovano in seguito alla morte del padre. Con il genitore il rapporto non era mai stato buono a causa del suo atteggiamento rigido nei loro confronti, reso tale anche dalla sua passione per la caccia e dal desiderio di trasmetterla ai figli. La villa in cui sono stati bambini è l’unica eredità che resta loro. Dividere in quattro parti il ricavato dalla vendita non risolverebbe a nessuno i rispettivi problemi. Uno di loro fa una proposta che gli altri finiscono con l’accettare.

 

A quattro anni dal buon esordio alla regia cinematografica – “A Tor Bella Monaca non piove mai” (qui la recensione), ndr –, Marco Bocci prova a ripetere il successo con “La Caccia”, un mix tra favola nera e cupa storia familiare.

Protagonisti sono quattro fratelli molto diversi – Giorgio (Pierobon), Luca (Nigro), Mattia (Sermonti) e Silvia (Chiatti) – che alla morte del padre si riuniscono per fare i conti con il loro passato. Ad accomunarli l’infanzia infelice, passata sotto il giogo del padre-padrone, nella vecchia villa di famiglia che adesso è stata lasciata loro in eredità.

Meticoloso e abile nel districarsi all’interno delle dinamiche di questa famiglia disfunzionale, Bocci dà il giusto spazio a ogni protagonista, delineandone bene la psicologia. Interessante anche la scelta del voice over femminile, che racconta la favola dei fratelli Grimm “I quattro fratelli ingegnosi” mentre sullo schermo si susseguono scene dal tono completamente opposto.

Sospeso tra horror gotico e racconto grottesco, “La caccia” riesce a trasmettere allo spettatore un profondo senso di smarrimento, lo stesso che provano i suoi protagonisti alla deriva. Una bella sorpresa di questa primavera cinematografica italiana; un asciutto, e avvilente, ritratto della società contemporanea.

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Federica Rizzo
Campana doc, si laurea in scienze delle comunicazioni all'Università degli studi di Salerno. Internauta curiosa e disperata, appassionata di cinema e serie tv, pallavolista in pensione, si augura sempre di fare con passione ciò che ama e di amare fortemente ciò che fa.

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