“La coppia quasi perfetta”: una bella serie che unisce crime e distopia

Hannah Ware brilla negli otto episodi disponibili su Netflix, tratti dal romanzo di John Marrs

Una serie di Brady Hood, Jeremy Lovering, Catherine Morshead. Con Hannah Ware, Dimitri Leonidas, Diarmaid Murtagh, Zoë Tapper, Lois Chimimba, Amir El-Masry.
Sci-fi, crime, drammatica. Regno Unito. 2021-in produzione

Rebecca è l’ambiziosa e impulsiva CEO fondatrice di MatchDNA, un’azienda di tecnologia che ha messo a punto un progetto del tutto innovativo: attraverso un test del DNA, le persone possono trovare con molta facilità il partner perfetto. Ciò permetterebbe la fine di molte relazioni e matrimoni non duraturi, consentendo a chiunque una via più semplice per arrivare alla felicità ed eliminando rapporti extra-coniugali. Ma può questo meccanismo funzionare? In altre parole, la coppia perfetta esiste veramente?

 

Esiste davvero l’anima gemella? E l’amore, se troviamo questa fantomatica “persona giusta”, può essere completo, totalizzante, senza sbavature, perfetto, come nelle fiabe?

La ricerca del partner ideale spinge le persone ad affidarsi a qualsiasi mezzo – pensiamo solo ai siti di incontri di un tempo o alle app come Tinder – ma in effetti, messo da parte il romanticismo, l’alchimia tra due persone potrebbe ridursi a una combinazione chimica. Qualcosa di quantificabile, qualcosa di prevedibile con un modello matematico…

“La coppia quasi perfetta”, serie Netflix in otto episodi che adatta il romanzo omonimo dell’autore inglese John Marrs, titolo originale “The One“, mostra un futuro possibile e non troppo lontano, in cui bastano una app e un test del DNA per avere la certezza di trovare la propria metà della mela. 

Si tratta di una sorta di crime-romance con sfumature sci-fi e distopiche, ambientato in una Londra futuristica dove le relazioni e i sentimenti sono messe in discussione dalla scienza, e la famigerata “affinità di coppia” è stata codificata. Lo studio spregiudicato del DNA ha portato ad alcuni ricchezza e potere…

Uno dei punti di forza della serie è sicuramente Hannah Ware che interpreta in modo impeccabile l’indecifrabile protagonista. Rebecca Web è una scienziata dall’animo nero, un ibrido tra Machiavelli e Rasputin. Maniaca del controllo, spregiudicata, pronta a sacrificare tutto e tutti pur di raggiungere i suoi obiettivi; una moderna “Lady Macbeth” che sa che vincere può significare accettare tragici “effetti collaterali”. 

La sceneggiatura insiste molto sulla dicotomia scienza-passione, sui limiti della scienza e sugli usi errati che se ne possono fare, anche e nonostante le buone intenzioni iniziali. E poi sui condizionamenti esterni, che possono condizionare le scelte di una persona fin quasi a privarla del proprio libero arbitrio.

Un buon prodotto, che a mio avviso sarebbe risultato anche migliore se fosse stato un po’ asciugato – otto episodi per questa prima stagione sono oggettivamente troppi, non c’è abbastanza da raccontare. Il finale, invece, è amaro, tragico, aperto ma per assurdo anche troppo sbrigativo. 

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