“La Llorona”: quando la vendetta e la giustizia sono questioni “da fantasmi”

Jayro Bustamante dirige un horror politico-sociale di taglio autoriale che attinge da realtà e mito

Un film di Jayro Bustamante. Con Maria Mercedes Coroy, Sabrina De La Hoz, Margarita Ke’nefic. Drammatico, 97′. Guatemala, Francia 2019

Nelle orecchie di Alma e dei suoi figli, durante la guerra civile in Guatemala, risuonano le parole: “Se piangete, vi ammazzo”. Trent’anni dopo, si apre il procedimento penale contro Enrique, un generale in pensione responsabile del genocidio. Quando però il generale viene prosciolto grazie all’annullamento del processo, lo spirito della Llorona comincia a vagare per il mondo come un’anima perduta tra i vivi. Di notte, Enrique sente i suoi lamenti. Sua moglie e sua figlia credono che stia avendo manifestazioni di demenza legate all’Alzheimer. Non possono sospettare che la loro nuova governante, Alma, sia lì per ottenere quella vendetta negata dal processo.

 

Per sua sfortuna, solamente pochi mesi, fa il vostro inviato era stato costretto a venire a contatto già una prima volta con la leggenda della Llorona, attraverso il – brutto – horror omonimo di Michael Chaves (qui la recensione).

Potete bene immaginare la mia reazione, quando ho visto che la direttora Turillazzi aveva inserito nella sua lista per Venezia il film “La Llorona” di Jayro Bustamante, in concorso alle Giornate degli autori… Ebbene, anche questa stavolta la direttora ha dimostrato di essere più lungimirante di me!

Il film è un horror politico-sociale di taglio autoriale. Il racconto popolare è utilizzato infatti dagli sceneggiatori con una duplice funzione: narrativa e simbolica. Entrambe sono strettamente legate all’ambientazione della storia.

Nei primi anni ’80, durante la guerra civile in Guatemala, venne messo in atto il genocidio della popolazione Maya-Ixiles. Nel 2013, il generale ed ex presidente Efraín Ríos Montt fu condannato per quanto avvenuto, ma dopo appena due settimane la sentenza venne annullata per vizio di forma, provocando rabbia e sgomento nel popolo guatemalteco. A lui si ispira il personaggio di Enrique Monteverde (Diaz).

“La Llorona” è un forte e preciso atto d’accusa contro il vecchio regime militare ma il regista, anziché firmare una pellicola di stampo politica, decide di addentrarsi nel territorio del ghost movie, affida la vendetta nelle mani della Llorona.

La pellicola cresce in suspense e forza narrativa col passare dei minuti: a una prima parte piuttosto lenta e statica ne segue una seconda dal taglio mistery e spirituale che conquista. Un film simbolico, costruito sui silenzi, sulle immagini e sulle suggestioni che, unite alla bravura degli interpreti, rende la visione avvincente.

La regia di Jayro Bustamante è elegante, calda, talentuosa, creativa nell’unire fatti storici e leggenda, suscitando al contempo emozioni e timore.

Il finale aperto e tetro sottolinea con forza che prima o poi tutti i criminali di guerra saranno chiamati al redde rationem, insieme ai propri cari, perché la Llorona ha appena iniziato a piangere i propri figli uccisi ingiustamente.

 

Il biglietto da acquistare per “La Llorona” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre. 

 

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