“La mia ombra è tua”: tra road movie e fiacco confronto generazionale

Il film di Eugenio Cappuccio parte da una base letteraria ma non riesce a trovare la sua strada

Un film di Eugenio Cappuccio. Con Marco Giallini, Giuseppe Maggio, Anna Manuelli, Sidy Diop, Claudio Bigagli. Drammatico, 107′. Italia 2022

Emiliano De Vito ha 25 anni, è orfano di padre e ha sempre vissuto “in un bozzolo”: laureato summa cum laude in Lettere Antiche ha scoperto che il suo pezzo di carta non ha valore in un mondo dove la sua generazione “deve solo correre”. Ma arriva l’occasione giusta: fare da assistente a Vittorio Vezzosi, un autore che ha scritto un solo romanzo, “I lupi dentro”, che molti anni prima è stato un caso editoriale. Una influencer, Carlita Cosmay, si è innamorata di quel romanzo e chiede a gran voce un sequel, e i suoi sette milioni di follower formano un’onda inarginabile. Peccato che Vezzosi odi i social e non veda di buon occhio nemmeno l’idea di scrivere il seguito del suo primo e unico successo letterario. A Emiliano toccherà spronarlo (e anche spiarlo, nelle intenzioni dell’editore) perché porti il compito a termine.

 

È ufficiale: ho un grave problema con gli adattamenti cinematografici di romanzi italiani che la critica e il pubblico hanno dimostrato di apprezzare molto!

Al termine di ogni proiezione mi assale lo stesso, amletico dubbio: gli sceneggiatori si sono presi troppe licenze poetiche e hanno finito per stravolgere quello che era davvero un bel libro oppure quest’ultimo era inadatto a prendere la via del cinema?

Anche nel caso di “La mia ombra è tua” di Eugenio Cappuccio, non avendo letto il romanzo omonimo di Edoardo Nesi, non sono in grado di darmi una risposta. Ma la sensazione dominante è che gli sceneggiatori non abbiano fatto un buon servizio alla carriera di Nesi.

“La mia ombra è tua” si dimostra, fin dalle prime scene, un maldestro e confuso tentativo di unire il road movie alla storia introspettiva e alla nascita di una improbabile quanta intensa amicizia tra due persone lontanissime per età, provenienza e carattere.

Il film è pretenzioso nella scrittura e scombinato nella messa in scena. L’intreccio si fonda su idee vecchie e stereotipate come quella dello scrittore famoso, burbero e chiuso nel proprio mondo che entra in contatto con un giovane intelligente ma imbranato che finisce per spingerlo al cambiamento.

Lo spettatore fatica a seguire una storia dispersiva e pasticciata, costruita sulle debolezze e contraddizioni dei due protagonisti maschili, il 25enne Emiliano De Vito (Maggio) e lo scrittore Vittorio Vezzosi (Giallini).

L’inedita coppia artistica funziona a intermittenza sulla scena, contando su una discreta alchimia fisica e sul rispettivo talento. Sfortunatamente i due attori, seppure bravi, non hanno trovato quell’equilibrio necessario a dare un senso e una coerenza al progetto. Individualmente funzionano meglio, tanto da dare la sensazione quasi di star vedendo due film in uno.

“La mia ombra è tua” si salva dal fallimento totale grazie al finale, dove le idee di partenza sono raccolte e messe in ordine e trovano un senso narrativo e simbolico.

Un racconto sulle seconde possibilità, sul lasciare andare il proprio dolore e superare i propri limiti e blocchi. Il messaggio sarebbe anche importante e avrebbe meritato uno sviluppo più chiaro e coerente. Così allo spettatore resta solo la sensazione di aver visto l’ombra di un bel film.

 

Il biglietto da acquistare per “La mia ombra è la tua” è:
Neanche regalato (con riserva). Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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