“La nascita di Venere”: il Rinascimento italiano in chiave femminile secondo Sarah Dunant

Un romanzo storico accurato ed emozionante, con una protagonista per cui è facile fare il tifo. Edito da Beat

INTRIGANTE. PARTICOLARE. UMANO

Ho letto diverse opere di Sarah Dunant nel corso degli anni (“La cortigiana“, “Sangue e onore. I Borgia“, “Le notti al Santa Caterina“) ma devo dire che “La nascita di Venere” è, ad oggi, quello che mi ha convinta e coinvolta di più.

Prima di tutto l’ambientazione è intrigante. Il Rinascimento italiano è un gran bel periodo storico da raccontare in un romanzo, ma gli anni successivi alla morte di Lorenzo il Magnifico a Firenze, l’avvento di Savonarola, la svolta ascetica che subisce la città non godono di tanta fortuna letteraria e vederli nero su bianco è d’impatto.

In questo libro assistiamo, con gli occhi della giovane protagonista, al passaggio di un’epoca: dall’esaltazione dell’arte e della bellezza al falò delle vanità. Il tutto dipinto a colori vivi, con abbondanza di particolari e la capacità unica di trasportare quasi fisicamente chi legge nel periodo e nel momento descritti.

Fatta questa premessa ambientale, ho amato questo libro soprattutto per la sua trama, che è non convenzionale, per essere un romanzo storico. La giovane Alessandra Cecchi ha una grande passione per lo studio e la pittura e non sembra particolarmente portata per il ruolo di moglie e madre, a cui, da giovane fiorentina di buona famiglia, dovrebbe essere destinata.

Protetta dai genitori fino ai 15 anni, deve decidere cosa fare della propria vita prima del previsto, quando l’esercito francese minaccia di invadere Firenze e le alternative per le giovani vergini sono il matrimonio o il convento. Alessandra sceglie la prima opzione, e le viene fatto sposare un ricco fiorentino, Cristoforo Langella, molto più vecchio di lei, ma colto e raffinato.

E fino a qui, direte voi, non è che ci siano grandi rivoluzioni narrative. Cristoforo si mostra alquanto strano, interessato intellettualmente alla giovane sposa, ma poco propenso ad avvicinarla fisicamente.

Dopo qualche mese di matrimonio Alessandra, e il lettore con lei, scopre una verità sconvolgente: il marito l’ha sposata per coprire il suo amore per gli uomini, e nello specifico per il fratello di lei, Tomaso. Insomma, Cristoforo è un sodomita e in una città governata da Savonarola essere scapolo una volta passati i 40 non è più cosa raccomandabile. Da qui il matrimonio.

La scrittrice inglese Sarah Dunant. In passato ha lavorato anche per radio, tv e stampa.

Colpo di scena dei colpi di scena! L’atteggiamento dell’uomo mi aveva fatta pensare, ma a dire il vero immaginavo una qualche forma d’impotenza, non questo. Nella mia lunga carriera di lettrice di romanzi storici non mi era mai capitato di imbattermi in uno snodo narrativo come questo e devo dire che la scelta della Dunant mi ha colpita. Il lettore non se lo aspetta… ed è bello venire sorpresi!

Vivendo nel 2017 il fatto in sé che un uomo ne possa amare un altro non è così sconvolgente, ma trovarlo in un romanzo storico mi è sembrato particolare. Particolare in senso positivo. Dopo tanti mariti con amanti, seconde famiglie, figli illegittimi, predilezione per taverne e puttane, leggere di questa passione tra maschietti mi è sembrata una bella novità.

Ovviamente il bello del libro non sta solo in questo. Alessandra si trova a fronteggiare una situazione particolare, e reagisce in un modo che ho trovato profondamente umano. Capita spesso che i personaggi dei libri come questo (soprattutto se donne, di buona famiglia, giovani) risultino poco simpatiche ai lettori, perché in loro non riusciamo a vedere niente di noi stessi.

Questa ragazza, invece, riesce a coinvolgere chi legge. Durante tutto il libro le sue reazioni, per quanto eccessive o avventate, sono talmente realistiche che si comprendono, si giustificano. Alessandra è una grande eroina, perché è vera, credibile.

La celebre statua di Girolamo Savonarola a Ferrare, nella piazza omonima.

Empatizzare con lei, vivere la storia attraverso i suoi occhi, insomma, riesce molto facile. E questo è dovuto anche e soprattutto allo stile di scrittura della Dunant. Firenze prende vita davanti ai nostri occhi, non solo nei suoi tratti pubblici (le strade, le chiese), ma anche e soprattutto negli aspetti più intimi e domestici.

Tutto è raccontato e descritto in modo così preciso, ma al contempo così sentito, che il lettore arriva a percepire le emozioni di chi ha vissuto all’epoca. E in un romanzo storico è questa la vera sfida.

Alla fine la sola cosa che ho continuato a chiedermi è: perché questo titolo? La nascita di Venere fa pensare al Botticelli, al Rinascimento, quello vero, a una corte dei Medici nel pieno del suo splendore. A ben vedere, l’unico accenno che si fa al dipinto in questione è durante una conversazione tra Alessandra e il marito – dove lui spiega che il capolavoro è al sicuro in campagna, lontano da Firenze e dai roghi del Savonarola. Ha senso usare un particolare di relativa importanza come primo biglietto da visita di un’opera?

SCONSIGLIATO. PUNTO DI DOMANDA. Nì. CONSIGLIATO. IMPERDIBILE

 

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