Un film di Inés Paris. Con Belén Rueda, Eduard Fernández, Diego Peretti, Maria Pujalte, Fele Martinez, Patricia Montero. Commedia, 94′. Spagna 2017

 

Quando ci si ritrova a cena con la ex e l’attuale compagna, per quanto i rapporti sembrino essere cordiali e civili, non si sa mai cosa può succedere.

E che dire se i convitati appartengono tutti al mondo del cinema e sono pronti a tutto pur di avere successo e realizzare il film della vita? Di certo non mancheranno i colpi di scena.

Nel film “La notte che mia madre ammazzò mio padre” di Inés Paris, acclamato come la migliore commedia spagnolo dell’anno, accade tutto dal tramonto all’alba.

Isabel (Rueda) si propone di organizzare la cena di lavoro che suo marito Angel (Fernández) e la sua ex moglie Susana (Pujalte) hanno in agenda con un famoso attore argentino, Diego Peretti, per convincerlo a essere il protagonista del loro prossimo film.

Se Peretti dicesse sì mancherebbe soltanto la coprotagonista e Isabel, attrice in cerca di un’occasione, sente che questo è il suo momento per convincere gli altri del suo talento.

Durante la serata fa la sua comparsa anche Carlos (Martinez), ex di Isabel, in compagnia della vistosa fidanzata Alex (Monter), per parlare con la donna.

Ma quando quest’ultimo accusa un fatale malore dopo aver mangiato un dolce fatto in casa, ecco che proprio Isabel assume i tratti della spietata assassina agli occhi di tutti gli altri convitati.

Il film della Paris è una commedia nera, un giallo deduttivo o ad enigma che rende omaggio ai grandi classici della suspense di Agatha Christie.

Come nei romanzi della scrittrice inglese, tutto si basa su un delitto che ha luogo in uno spazio determinato, chiuso, e l’assassino va cercato all’interno di una ristretta cerchia di personaggi.

Eduard Fernández in una scena del film. 2017

Personaggi che però cambiano atteggiamento e pelle durante la pellicola, rendendo difficile raccapezzarsi e trovare il colpevole. Niente è come sembra in questa storia dall’impianto narrativo teatrale, che spazia tra surreale e grottesco senza però eccedere mai.

I dialoghi sono frizzanti, ironici, volutamente sopra le righe.

Le criticità del film sono principalmente due. La prima è la regia, che per quanto pulita, fresca e precisa non si accorda perfettamente con lo spirito del film, risultando più televisiva che teatrale.

La seconda è che il film perde smalto via via che il tempo passa, finendo per risultare meno forte e brillante di come era iniziato.

“La notte che mia madre ammazzò mio padre” è un felice esempio di film corale in cui ogni interprete, con talento ed esperienza, ha saputo calarsi nel suo personaggio, risultando credibile, ironico e funzionale alla storia.

Il lieto fine, sebbene ben costruito, stona un po’ con l’atmosfera da commedia nera, ma quanto meno conferma allo spettatore che le cene in famiglia, per quanto allargata, sono sempre momenti di grandi emozioni… perfetti per venire raccontati dal cinema.

 

Il biglietto da acquistare per “La notte che mia madre ammazzò mio padre” è: Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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